GILLES DELEUZE, Francis Bacon. Logica della sensazione, Quodlibet, Macerata 1995, ed. orig. 1981, trad. dal francese di Stefano Verdicchio, 86 tavole a col. e in b/n, pp.241, Lit46000.
Il secolo si è aperto con Les-demoiselles d’Ayignon di Picasso ‑cinque donne nude in un bordello ‑e si sta chiudendo con i corpi deformati e macellati di Bacon. Nella realtà della storia, il corpo dell'uomo è stato conficcato, forse come non mai nel passato, al centro degli avvenimenti: campi di sterminio, guerre totali, pulizie etniche pianificate. Nell'arte, la presenza del corpo traccia una parabola discontinua e fratturata: c'è stato, per lungo tempo, distacco e oltrepassamento, per approdare infine in un ritorno al corpo brusco come una sterzata, una caduta, e doloroso come un rimorso per averlo così a lungo trascurato.
Con le Demoiselles, Picasso apre anche a ciò che possiamo chiamare la logica della costruzione architettonica, astratta, mentale del quadro mentre Bacon ‑ che pure resta debitore del Picasso degli anni trenta ‑conclude il secolo con la logica fisica, corporale della sensazione. Di questa logica Gilles Deleuze ‑ morto suicida domenica 5 novembre ‑, nel libro monografico dedicato a Bacon, fissa con acutezza e vivace e produttiva capziosità i fondamenti, mediante l'analisi penetrante e minuziosa dei quadri e dei trittici del pittore irlandese e l'elaborazione di alcuni concetti chiave.
Quello della Figura occupa un posto determinante. Se la bestia nera, più ancora che di Bacon si direbbe di Deleuze medesimo, è la narrazione, il carattere episodico, figurativo, illustrativo connesso fatalmente con la Figura, Bacon impianta un vero e proprio procedimento per esorcizzarla e allontanarla. Questo consiste nell'isolamento assoluto della Figura e nella invenzione di un spazio serrato, claustrofobico come un vuoto pneumatico. Ecco la presenza e l'azione dei tondi, degli ovali e dei parallelepipedi asimmetrici che stringono e chiudono la Figura: il corpo occupa nel quadro un centro derisorio e puramente topografico. "Ci sono due modi di superare la figurazione (e cioè, a un tempo, l'illustrativo e il narrativo): o in direzione della forma astratta, oppure verso la Figura. In Cézanne questa via della Figura ha un nome semplice: sensazione". Tuttavia l'ambiente soffocante di Bacon non adombra forse la chiusura dello spazio scenico, dove vi fanno naufragio spezzoni abortiti di antiche narrazioni tragiche: l'accecamento di Edipo, il ringhiare di Erinni che non si pacificheranno mai nelle Eumenidi protettrici, lo strazio di un Cristo irrevocabilmente abbandonato dal Padre?
La logica che Deleuze legge inscritta nei volti e nelle membra dei personaggi di Bacon è la logica dell'isteria. La sua forza, di qualità quasi scultorea e figurale, è d'inventarsi volta per volta, dall'interno, la forma del proprio corpo. Gli organi si mutano senza sosta per risultati e durate sempre provvisorie. Bacon coglie il corpo nel momento mobile in cui si sta facendo, mentre esplode dalla struttura ossea verso l'esterno dove si trova la verità della carne.