Recensioni / Petrarca

Francesco Petrarca, fratello antico, per colpa tua faccio ancora più fatica a leggere i miei contemporanei. Cerco sempre di non fare confronti antipatici ma un libro di Carlo Tosco (“Petrarca: paesaggi, città, architetture”, Quodlibet) me li impone. Oltre a sonetti che i poeti odierni se li sognano, scopro che componevi lettere in cui ai potenti dell'epoca, che molto ti tenevano in conto, spiegavi l'urbanistico da farsi. Umanista completo, disponevi di una competenza tecnica superiore a quella di un qualsivoglia fresco laureato in architettura e figuriamoci di un Volo, di un Vitali, di un Faletti, che un libro di Claude Quétel o di Marco Romano, per citare due che se ne intendono, secondo me non l'hanno mai affrontato. Francesco, gli scrittori miei contemporanei sono dei ciucci emeriti, conoscono appena il perimetro della loro mangiatoia, ma non posso tuffarmi nel quattordicesimo secolo (già mi liquidano come reazionario): per non perdere il contatto col presente devo immergermi nelle loro pagine, nelle loro interviste. Ti prego quindi di compiangermi.