Recensioni / Castelli di carte. La XIV Triennale di Milano, 1968

Il 30 maggio 1968 venne inaugurata a Milano la XIV Triennale. La cerimonia prese una piega inattesa: parte del pubblico, infatti, occupò la mostra impedendo al pubblico di visitarla. La mostra era dedicata a Il grande numero, un terna brillante e ambiguo ancor più se affrontato, come il curatore, Giancarlo De Carlo, volle fare per sostenere che il governo del "grande numero", in ogni sua possibile manifestazione, implica un allargamento dei meccanismi della partecipazione alla formazione delle decisioni che quel governo dovrebbe esprimere. Si trattava di una ideologia, in quanto tale difficilmente riducibile alle modalità con cui una mostra comunica, come Aldo Rossi capì in quegli stessi anni opponendosi a De Carlo nella gestione della Triennale stando a quanto Nicolin dimostra soffermandosi con intelligenza sui significati e le implicazioni dell'istituzione mostra-alla-Triennale-di-Milano. E che questa incompatibilità sia stata il perno della vicenda da lei raccontata lo prova la decisione assunta da De Carlo di inserire nella mostra una sala dedicata "Alla protesta dei giovani", portato del tentativo (tanto inconfessabile quanto inconscio decidete voi) di ridurre a rappresentazione ciò che fuori dell'ambiente espositivo dedicato ad accoglierla era ormai parte della "vita del grande numero", come puntualmente si ebbe modo di constatare il 30 maggio 1968. La XIV Triennale offrì una raffigurazione plastica dei paradossi e delle contraddizioni in cui rimasero impigliati diversi esponenti della cultura architettonica del tempo, sulle cui ambiguità e sulle cui non dichiarate velleità era giunto il tempo, quando Nicolin ha scritto il suo libro, di iniziare a riflettere.