Recensioni / Piccola posta. Su Contini

Con il titolo "Dove va la cultura europea", le edizioni Quodlibet hanno ristampato a cura di Luca Baranelli (e con un saggio di Daniele Giglioli) il reportage che il trentaquattrenne Gianfran­co Contini scrisse per la Fiera letteraria sulla "Rencontre internationale" tenuta a Ginevra nel 1946, con la partecipazione di artisti e intellettuali di tutta Europa. Da questa saporitissima lettura estraggo intanto le parole che Contini applicò a George Bernanos, ma che saprebbero trovare una gara di destinatari al giorno d'oggi: "Con la pessima falsità di chi simula lo smercio di verità impopolari...". La colpa di Bernanos, "cassandra non inascoltata", secondo Contini era di "cumulare in uno solo, piazzato all'estrema destra, i totalitarismi di destra e di sinistra". Contini veni­va dalla militanza nel Partito d'azione dell'Ossola. Il breve testo è tutto così affilato, e per esempio cita di Lukàcs "lo spettacolo dell'intelligenza pura, intendo anche scevra d'ogni altra qualità umana". Vi si legge anche un giudizio memorabile sulla Resistenza, e sulla ragione per cui "il marxista puro rischia di lasciarsi sfuggire il proprio della Resistenza, e magari della sua Resistenza", che è stata molte cose, "ci saranno entrati spirito d'avventura, forza maggiore e infiniti altri ingredienti; ma è stata soprattutto impulso religioso". Fra le numerose ragioni di stile e di argomento che raccomandano la lettura, ci sono osservazioni sul rapporto fra politica e tec­nica, e politici e tecnici: "Cavour era un tecnico: rinunciava per questo a ogni idée générale?". Chi trascina il reciproco, gli adepti di una idee générale possono forse rinunciare a farsi tecnici?