Recensioni / Un moderno racconto filosofico

Montale era stato tra i più solleciti nel congratularsi con Gianfranco Contini, all’uscita del numero della “Fiera letteraria” che si apriva con il “bellissimo, magistrale rendiconto del raduno suizo” (la prima delle Rencontres internationales di Ginevra, sul tema L’esprit européen). Gli aveva scritto il 1° novembre 1946, e il settimanale portava la data del 31 ottobre: “Quanta soddisfazione mi ha dato sentir toccare come tu solo puoi fare i punti che più c’importano, nel tuo reportage di Ginevra. Raramente ti eri scoperto così e avevi parlato anche per altri con tanta autorità” (Eusebio e Trabucco. Carteggio di Eugenio Montale e Gianfranco Contini, a cura di Dante Isella, Adelphi, 1997). Il primo a rivendicare la natura (anche) letteraria di Dove va la cultura europea? è stato però alcuni decenni dopo padre Giovanni Pozzi, che nel Dittico per Contini parla del rendiconto ginevrino come di un “racconto creativo”, “un moderno conte philosophique” (in Alternatim, Adelphi, 1996).

Saggio? Cronaca? Racconto filosofico? Di certo le singolarissime pagine del critico “nelle spoglie del cronista” (è lui a definirsi così) riservano molte sorprese. La prima è il piglio, l’autorevolezza, la totale mancanza non solo di timore reverenziale ma anche di generico ossequio nei confronti di personaggi che hanno magari più del doppio dei suoi anni, e sono considerati mostri sacri della cultura europea. (“Cosa significa avere vent’anni / se non amare pochi maestri e odiarne molti?”, ha scritto Giovanni Agosti). Il giovane Contini (in realtà trentaquattrenne, ma già un’autorità) non si risparmia impuntature, esibite insofferenze, bocciature sonore. (segue...)