Recensioni / E Contini scrisse il suo Manifesto

Nel presentare, accompagnandolo con un saggio molto acuto, il reportage Dove va la cultura europea? Dove Contini raccontò le prime Rencontres internationales svolte a Ginevra nell’ottobre del ’46, Daniele Giglioli ha saputo saldare in maniera persuasiva le due metà di Contini, il filologo e l’uomo della praxis: «La sua filologia – scrive Giglioli – non comincia dove finisce la sua politica, ma ne discende, la prosegue e la attua». Oggi, nel centenario della sua nascita, e in queste imprevedibili settimane in cui la formazione culturale fa notizia, il modo migliore per celebrare Contini è riprendere i suoi esercizi, imparare dalla sua «pedagogia della forma», farsi imprimere quel suo scatto antiqualunquista e anti-rinunciatario. Perché altrimenti, come diceva un suo coetaneo da lui molto ammirato, il musicologo Fedele D’Amico, resteremo «enza grammatica e senza rivoluzione».