L'intensità spaziale della Sala Nervi - l'auditorium romano voluto da
papa Paolo VI e inaugurato nel 1971 -, nella quale irrompe la tensione
strutturale e geometrica della copertura, non è il solo valore che Pier
Luigi Nervi ha plasmato in quest'opera.
L'ingegnere, che nel 1945 collaborò alla fondazione dell'Associazione
per l'architettura organica di Bruno Zevi, ha saputo anche esercitare
una sensibilità al risparmio energetico ante litteram, installando
piccole tegole di calcestruzzo in copertura per limitare l'eccessivo
irraggiamento e ridurre di conseguenza la potenza frigorifera interna
necessaria a rinfrescare l'aula.
A quarant'anni di distanza, un altro ingegnere italiano, Livio de
Santoli ha integrato, nel pieno rispetto dell'identità strutturale e
architettonica del progetto di Nervi, un impianto fotovoltaico destinato
a diventare uno dei più famosi al mondo, per partecipare poi alla
stesura del Master Plan per l'Energia di Roma con Jeremy Rifkin,
sostenendo un' innovativa misura di salvaguardia ambientale e di
risparmio energetico.
Queste ed altre esperienze progettuali, de Santoli ha raccolto e
raccontato ne "Le comunità dell'energia" (Quodlibet, pp.191, 16,50
euro),tracciando il profilo di un'etica professionale e di volontà
civica costruite intorno ad "un modello energetico che è anche un
modello economico e sociale"
Rifkin, infatti, nella prefazione al libro, annuncia la presenza
all'interno del testo di "approfonditi dettagli, che saranno utili agli
accademici, ai professionisti, alla comunità imprenditoriale e agli
amministratori nel loro cammino verso la definizione di una strategia
complessiva ispirata alla visione della Terza Rivoluzione Industriale
per l'Italia".
Ma il fondamento della una vera rivoluzione energetica è la
responsabilità individuale capace di generare un tessuto di coscienze
che stimolano una forma di crescita sostenibile: nel modello di de
Santoli, le comunità dell'energia producono e gestiscono la propria
energia alternativa ed entrano nel processo distributivo ispirandosi al
modello agroalimentare biologico del chilometro zero.
Come le comunità locali del cibo, forti di una propria identità storica e
culturale, producono e distribuiscono alimenti in maniera sostenibile,
nella stessa maniera le comunità dell'energia "sono costituite da tutti
coloro che agiscono per promuovere, diffondere e realizzare metodi di
produzione energetica locale, consapevoli con ciò di operare per la
riqualificazione delle aree urbane direttamente interessate, rispettando
la natura ed il paesaggio, in una visione di generazione distribuita
dell'energia. Sono coloro che considerano l'energia, la natura ed il
paesaggio i loro beni comuni".