1) Perché l’autore presenta la storia del giardino, dall’origine ai
giorni nostri, come si trattasse della storia di tutti gli uomini e non
esclusivamente dei più ricchi o potenti. E lo fa in maniera semplice e
molto personale.
2) Perché ricorda che il primo giardino è stato in realtà un orto, e
cioè uno spazio recintato in cui coltivare le piante di cui cibarsi. Lo
spazio verde costruito unicamente per la bellezza di piante e fiori è
arrivato molto più tardi, quando l’uomo non aveva più come esigenza
primaria quella di soddisfare i propri bisogni alimentari.
3) Perché vi si legge che «il regno dei viventi non tollera le forme
rigide» e che «il giardino ecologico non può che essere un giardino di
trasformazione delle forme» (pag. 106).