Da qualche tempo si è ricominciato a scrivere parecchio sul capitalismo.
Il fatto non stupisce visto che, in Europa e non solo, stiamo provando
sulla nostra pelle quanto il sistema economico in cui viviamo sia
connesso alla nostra infelicità. Per questo, sono molti a cercare di
capire quando questo sistema è cominciato, come abbia assunto le
caratteristiche che oggi ci fanno soffrire e quale sia il punto su cui
bisognerebbe intervenire.
Secondo la serrata analisi filosofica di Elettra Stimilli oggi il
capitalismo mostra meglio che in passato il suo carattere di “finalità
senza scopo”, di pratica che non si giustifica nel raggiungimento di
altri fini (l’arricchimento, la produzione), ma solo in se stessa. Per
questo il capitalismo è strettamente imparentato con l’ascesi cristiana,
non solo protestante, ed è anzi, come aveva intuito Walter Benjamin, la
potente forma che la religione ha assunto nel nostro tempo, presentando
l’uomo come un “essere in debito” e privandolo così della possibilità
di liberarsi che invece gli appartiene.
Per uscire dall’impasse, più che vagheggiare la prospettiva
anti-utilitaristica teorizzata dagli ideologi della decrescita o
rimpiangere un tempo “inoperoso” realizzato in passato, occorre
riflettere autonomamente su ciò che dobbiamo agli altri e disinnescare
dall’interno, giorno per giorno, il meccanismo che ci tiene prigionieri.