Recensioni / Se Joyce avesse scritto per Buster Keaton

Ci sono libri che vengono scritti pubblicati riscritti interrotti ripresi interrotti. Poi spariscono. Così è stato per il primo romanzo di Celati, uscito nel 1971 da Einaudi su proposta di Calvino. L’opera nasce dalla lettura di scritti manicomiali, da una ricerca sulla lingua dell’Ulisse di Joyce e dalla solitudine della quarantena per l’epatite contratta al servizio militare. Oggi Comiche esce nella collana Compagnia Extra, con le scritture del 1972-73 e un saggio che ne ripercorre la genesi. Un libro inclassificabile: un professore di nome Otero tiene un diario di voci notturne che si presentano come altrettanti personaggi e persecutori, la cui missione è realizzare la Dittatura dei Maestri. Il titolo rimanda agli slapstick movies che Celati guardava per giorni interi alla Cinémathèque di Parigi, con Stanlio & Ollio, Buster Keaton e altri, dove ogni cosa terminava in bagarre e botte da orbi. A questo si lega il tema della follia, dell’essere attraversati da voci, in un flusso di coscienza, dove tutto accade senza logica e le parole non seguono la sintassi, ma tracciano sulla pagina una serie di echi, a cantare in silenzio una musica dissonante.