Se parlassimo di personalità, potremmo chiamarle affinità elettive:
corrispondenze difficili da definire logicamente che fanno risuonare
nella voce di uno il senso dell'altro, e viceversa. Un'emotività
condivisa o un ventaglio di suggestioni che accomuna alcuni spiriti,
determinate persone. Ma qui parliamo di due libri, le cui affinità sono
legate anche alla difficoltà di posizionamento in ambito disciplinare:
due testi che sfuggono a una definizione precisa – suscitando nel
lettore una curiosa fascinazione – sia per il metodo d'indagine sia per
la natura del soggetto trattato. Il primo, quello di Sara Marini, Nuove
terre. Architetture e paesaggi dello scarto, è costruito come un potente
collage intorno al tema dei luoghi rifiutati, marginali, abbandonati
che attraversano, sfiorano e alimentano i territori contemporanei:
invenzione di una scienza cartografica composta per racconti e preposta a
rilevare disagi e fantasie della nostra civiltà.
Sara Marini ritorna a trattare un tema che esplora ormai da diversi anni
con esiti decisamente positivi. Il suo "qui e ora" riguarda un soggetto
difficilmente arginabile e tendenzialmente sfuggente poiché residuale,
parassitario, elusivo e imprevisto. Lo scarto appartiene al sistema dei
vuoti, delle omissioni, è un rimosso dal reale che rivendica una propria
fisicità: un fantasma che parla attraverso le voci, perfettamente
accordate all'interno del libro, di molti filosofi, architetti,
intellettuali, critici e artisti.
Il complesso lavoro di progettazione del testo passa per una sottile e
continua composizione di brani curati scientificamente e mantenuti sotto
uno stretto e coerente controllo formale. Le parole e i discorsi dei
molti autori citati all'interno dell'opera sopperiscono una mancanza
iconica e simbolica congenita al soggetto: i paesaggi abbandonati,
scartati, a cui fa riferimento l'autrice, acquisiscono vita e visibilità
solo attraverso operazioni concettuali che ne attualizzano il senso.
"Si vuole qui verificare – ci ricorda nella prefazione – la possibilità
che il progetto possa diversamente ragionare e assorbire le dinamiche
del tempo, elaborando strategie in grado di annettere, selezionare e
abbandonare, quando necessario, fondamentalmente di dialogare con lo
scarto piuttosto che escluderlo a priori come materia non propria".