Nel 1978, molti lo ricorderanno,c’era in tv, il venerdì, la trasmissione
di Enzo Tortora, «Portobello». Il vero colpo di genio del conduttore
era stato quello di portare in studio gli "inventori". L‘inventore di
turno esponeva brevemente il suo progetto, dopo di che veniva mandato in
una cabina e aspettava che qualcuno telefonasse per, magari,
finanziarlo o rendere operativo il brevetto. Una sera fu ospite mi pare
un tramviere milanese di origini meridionali che aveva "inventato", a
suo dire, un modo per liberarsi definitivamente della nebbia in val
Padana», che, all’epoca, era molto più che un sintagma delle previsioni
del tempo o una canzone di Cochi e Renato, ma una concreta, lattiginosa,
realtà quotidiana per molti. Bene. Un’idea (e c’è il filmato su
Youtube) era presto detta: «abbattiamo il passo del Turchino,
spianiamolo», in modo da far arrivare un bel vento costante che, da
Genova a Trieste, spazzi a fondo tutta la pianura. Tortora sotto sotto
se la rideva, come noi a casa, eppure più di qualcuno, al bar e nel
giornali, nei giorni successivi, qualche commento serio alla bislacca
proposta lo avrebbe fatto. Il tramviere, in fondo, altri non era che una
versione aggiornata, ma meno interessante, del «mattoide» che Paolo
Albani — sublime indagatore del surreale e del possibile: autore unico
in Italia (e recuperate i suoi titoli precedenti, in particolare quelli
sui libri inesistenti e le relative recensioni) —, ha investigato nella
suanuova collezione, I mattoidi italiani, appunto, che queste pagine
hanno anticipato da quest’estate e che oggi, finalmente, approda in
libreria.
Dico che era una versione aggiornata perché, anziché il libro, il nostro
inventore aveva scelto il mezzo di comunicazione più immediato e
popolare, la tv, ma, forse proprio perché il mezzo e (era) il messaggio,
la sua risultava quasi immediatamente derubricabile a boutade, da
prendere come tale.
Il libro no. E più insidioso. Perché il mattoide che ti scrive il libro
compie un ragionamento evoluto, complesso, come il mezzo richiede, e
gode implicitamente del prestigio del libro nella diffusione della
cultura. Quantunque le sue teorie siano le più strambe del mondo. Ecco: i
mattoidi di Albani sono più interessanti dei ciarlatani tv, in buona o
cattiva fede, proprio perché, alle loro "spalle"hanno un libro. Ad
Albani non poteva sfuggire la portata di tale documentazione, allo
stesso modo in cui un esilarante Umberto Eco, anni fa, ragionava sui
titoli e gli argomenti di «Varia & curiosa» dei cataloghi
d’antiquariato. E infatti Albani, alla fine di ogni descrizione di
«mattoide», mette in calce la bibliografia. Qualche titolo l’ho anche
reperito qua e là: ed è una bella proposta di collezione per chi inizi
con la bibliofilia.
Negli esempi che abbiamo fornito in questi mesi abbiamo cercato di
sondare lo spettro dei mattoidi scelti da Albani. Ci sono tipologie ben
note e classificate. Gli improbabili scienziati (vanno sempre forte le
quadrature del cerchio e le dimostrazioni empiriche di moto perpetuo), i
creatori di lingue universali, i trasmettitori del pensiero, gli
ideatori di nuove religioni... E poi medici, psicologi, sessuologi,
economisti, architetti e, ovviamente, filosofi e letterati... È una
galleria irresistibile di tipi e teorie strampalate che però Albani non
solo non irride o snobba, alzando il sopracciglio, ma ne coglie, come
dire, tutta la pericolosa "vicinanza" a quella che chiamiamo normalità o
persino genio. Se c’é una lezione che salta fuori, leggendo — e ve lo
raccomando caldamente — il volume, é che il «mattoide» non è un pazzo da
manicomio o da comica: qualcuno, anzi, che ci ricorda che senza
l’eccentricità e la bizzarria perdono colore le nostre stesse esistenze.
Ed è perciò che ci servono, e amiamo, questi preziosissimi eccentrici
per aprirci una finestra nel mondo dell’imprevisto, del favoloso, del
misterioso, del non spiegato. Con il vantaggio di farci sorridere e
anche meditare. Cose che, entrambe, troppo spesso non riescono a tanti
saggissimi e noiosi soloni, con tutta la loro sicumera da university
press, da editore blasonato o, magari, da premio Nobel.