Recensioni / Le architetture di Tirana: sintesi del paesaggio urbano

Negli ultimi vent’anni Tirana, capitale dell'Albania, si è evoluta in una città densa e vibrante, con quasi un milione di persone, nuovi negozi, bar, ristoranti, musica, edifici colorati e vita di strada. Allo stesso tempo, è soffocata dal traffico automobilistico, da vecchie facciate, e l’edilizia tradizionale fa spazio a nuovi condomini. Un libro fa il punto sulla città.

L’evoluzione recente di Tirana rende la città un laboratorio molto interessante per gli architetti e gli urbanisti internazionali. Andrea Bulleri, docente di Composizione Architettonica all’Università di Pisa, realizza un volume intrigante sulla recente storia dell’architettura di Tirana, dal titolo Tirana, contemporaneità sospesa.
Il testo esamina il Piano Regolatore della città albanese disegnato da architetti italiani, locali e stranieri. Il materiale raccolto si concentra a partire dall’asse monumentale di Tirana, disegnato dall’architetto Armando Brasini, che fu incaricato durante l’occupazione italiana da parte di Mussolini, in contrapposizione alle forme dell’abitare socialista, con esempi (a volte lungimiranti) di quartieri domestici e rurali, in edifici di edilizia popolare. Questo lungo viale centrale della città parte dall’ampia piazza Skanderbeg e si snoda in direzione sud verso il Bulevardi Deshmoret e Kombit, che permette di passeggiare osservando le vestigia dell’era comunista, accanto al moderno quartiere di Blloku; in direzione nord corre invece il Bulevardi Zogu I, che conduce alla trafficata stazione degli autobus e dei treni, zona in via di trasformazione grazie a un concorso per giovani architetti indetto dall’Università Polis di Tirana.
“L’amore dell’architettura nazionale deve trarre ispirazione dalla nazione stessa”, scrisse Victor Hugo. Nazionalismo e urbanizzazione sono dunque strettamente connessi, soprattutto nella storia di questa regione balcanica, con un sistema urbanistico molto complesso e sfaccettato. Dopo il crollo del comunismo, i paesi dell’ex-Jugoslavia hanno subito due grandi trasformazioni: la guerra e il collasso del sistema socialista. Questo ha significato enormi flussi di rifugiati da rialloggiare e il completo venire meno della sovranità statale. È qui che ha inizio quella che viene definita la ‘turbo-architettura’, ovvero un’architettura post-socialista, in cui convivono le stratificate relazioni tra politica, identità nazionale, cultura folk, transizione. In realtà ‘turbo’ è di per sé un termine neutro: per definizione si tratta di una situazione che non implica una qualità migliore né peggiore, solo più forte, una versione più avanzata rispetto a ciò che esiste già. Nella ‘turbo-architettura’ si cerca di piegare, torcere, decorare, coprire con uno strato secondario di materiali, ma anche di unire le possibilità espressive formali della tecnologia modernista con le forme tradizionali, fino a quando le fonti primarie risultino indistinguibili.
Nello svilupparsi dell’architettura contemporanea di Tirana, un’esperienza virtuosa e alquanto originale è la ‘cromatizzazione’ della città. Dopo anni di caos edilizio, dovuto alla troppo veloce urbanizzazione della capitale, Tirana ha iniziato un processo di regolazione urbanistica voluta dall’ex-sindaco e artista Edi Rama. Nonostante il passato dittatoriale e la povertà incombente, il giovane sindaco ha saputo ridare luce al grigiore cittadino. Il primo tra i vari interventi è stata l‘introduzione del ‘Piano Colore’. Per rivitalizzare i tetri palazzoni comunisti Rama ha pensato a una nuova superficie colorata. Dal grigio cemento le facciate degli edifici nei quartieri lungo il fiume sono state trasformate in una passeggiata multicolore, in grado di creare una sorta di nuovo paesaggio e di camuffare le forme opprimenti dei ‘casermoni’ socialisti. Tirana è quindi un esempio di come si può affrontare il problema degli insediamenti informali migliorando la città.
Accanto a questo tipo di urbanismo ‘infomale’ Bulleri ci racconta come nuovi palazzi sono sorti, con vetrate e ampie terrazze, insieme a locali trendy, caffè e negozi di lusso. La rinascita è in atto ed è evidente a tutti: una rinascita sospesa tra modernità e tradizione, tra caos e ordine, tra colore e monocromia. Una sintesi del paesaggio urbano che va dalla riqualificazione per il centro città disegnata dai francesi Architecture Studio, all’insieme di progetti e architetture più recenti, come il nuovo insediamento residenziale ‘Tirana Rocks’ sulla sponda del lago, e il ‘Toptani Center’, disegnati da MVRDV; oppure l’ABA Business Center realizzato dagli architetti Bolles+Wilson; fino alla proposta del noto studio COOP Himmelblau per il nuovo Parlamento. In tutti questi nuovi progetti c’è comunque la volontà di coinvolgere i cittadini, farli partecipi del processo di trasformazione, attirarli nel percorso di queste nuove ‘sculture’ urbane, affascinarli con tecnologie innovative e facciate hightech (schermi LCD, pareti specchianti, aperture, graffiti e colori), rivolte soprattutto al giovane pubblico che anima la città (con l’età media più bassa d’Europa) e che rappresenta la generazione futura che abiterà Tirana.