Recensioni / Pensare l'architettura ripartendo dai maestri

Parabole Le difficoltà per la teoria dell'architettura e dell'urbanistica nell'età della speculazione e del primato dell'immateriale

Pensare l'architettura è un'attività di resistenza vista la perdita di potere (anche simbolico) che la città fisica sta subendo a causa del primato della smaterializzazione. È anche un'attività per anime candide in un'età soggetta alla speculazione e con una committenza orientata alla massimizzazione dei profitti o, al massimo, al risparmio energetico per contenere i costi. Tuttavia, se non è possibile oggi pensare all'elaborazione di «teorie dell'architettura», sopravvive almeno in alcuni lo sforzo tenace di pensare l'architettura come espressione anche linguistica (estetica) e come attività che si relaziona con bisogni personali e sociali. Ovvero, che si relaziona con il soddisfacimento di bisogni e piaceri individuali, ma anche con il disegno urbano come esito di una riflessione collettiva.Questi sforzi teorici muovono, in genere, da due procedimenti: partire dai risultati ottenuti con la pratica di cantiere per universalizzarli o fondare la teoria della progettazione su tendenze elaborate in ambito filosofico o sociologico. Ripensare l'architettura è tuttavia quanto alcuni stanno cercando di sollecitare, almeno in maniera indiretta, attraverso la proposizione di libri di e sulle figure di «grandi maestri» del Novecento che hanno pensato l'architettura prima di realizzarla [...] Aldo Rossi, primo Pritzker Prize italiano del quale Quodlibet ha recentemente riproposto Scritti scelti sull'architettura e la città 1956-1972, nella collana in coedizione con Abitare, a cura di Rosaldo Bonicalzi (pp. 492, 34). Nata in un momento di passaggio della carriera di Rossi, a cavallo del 1972, questa raccolta è divenuta nel tempo un'opera unitaria che delinea «l'ipotesi di una teoria della progettazione architettonica dove gli elementi sono prefissati, formalmente definiti, ma dove il significato che scaturisce al termine dell'operazione è il senso autentico, imprevisto, originale della ricerca».