Recensioni / Paolo Albani. I mattoidi italiani

Poeta visivo e performer sperimentale, Paolo Albani è anche autore di vari saggi e repertori su ogni tipo di "bizzarrie letterarie e non". Le ricerche (già praticate da personaggi quali Raymond Queneau e Umberto Eco) su scritti e teorie strampalate in ogni sfera dello scibile umano si concentrano in questo caso sui "mattoidi" del Bel Paese, ovvero autori che pur sostenendo tesi del tutto folli non hanno mai soggiornato in manicomio. Decine di informate schede di taglio enciclopedico prendono in esame, suddivise per argomento, casi relativi perlopiù al periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento, in parte attinti dall'archivio storico dell'antropologo Giuseppe Amadei. Troviamo quindi linguisti utopici come il "brevista" Carlo Cetti, che s'ingegna nel ridurre al minimo l'uso del vocabolario (riscrivendo a mo' d'esempio in versione "smagrita" I promessi sposi), o come Gaj Magli, ideatore del linguaggio numerico internazionale Antibabele. Tra i poeti e scrittori ci sono autori di audaci imprese quali un remake della Divina Commedia, preservando le rime dantesche ma con la guerra per l'indipendenza italiana come soggetto (Bernardo Bellini), mentre tra i filosofi si distinguono il panteistico Tu-sei-me-ismo di Antonio Cosentino e la Psicografia di Marco Wahlruch, esposta per mezzo di bizzarre tavole verbo-visuali. Particolarmente inquietanti alcune proposte di scienziati e medici, impegnati nel dimostrare la quadratura del cerchio ma anche nel teorizzare mostruosi incroci uomo-animale o l'assorbimento di fluido vitale da "animali sani espressamente uccisi" (nonché da uova bevute con cannuccia direttamente dal sedere della gallina!...). Anziché lasciarsi andare a facili commenti derisori, Albani redige le voci mantenendo un distaccato e scientifico aplomb, rendendo così ancor più surreale e "patafisica" la sconcertante carrellata sul risaputo genio italico. E il pensiero va, inevitabilmente, al gran numero di visionari blogghisti, fanatici cospirazionisti, politici ed economisti estemporanei (anche, ahinoi, sui banchi del Parlamento) che ancor oggi popolano la nostra benamata Penisola.

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