Recensioni / Spazi e figure dell'abitare

Che l'Olanda rappresenti un osservatorio d'elezione per chi sia curioso di capire come stia evolvendo l'architettura in Europa è opinione largamente condivisa. Milena Farina parte da questa convinzione nel suo "Spazi e figure dell'abitare, il progetto della residenza contemporanea in Olanda” per individuare una serie di approcci ricorrenti, utili alla definizione dell'abitare attuale. Cosa sia successo alla residenza negli ultimi vent'anni viene sintetizzato dall'autrice nell'introduzione e approfondito nel capitolo successivo intitolato “Dal progetto urbano allo spazio abitativo". Il libro prosegue articolandosi in due grandi sezioni: "Spazi e Figure” e "Una Genealogia per Temi”. La prima si cimenta in una disamina del panorama abitativo olandese nel decennio dal 1996 al 2006, la seconda è incentrata sulla ricerca più a carattere storico attorno al progetto urbano e più specificatamente residenziale del secondo dopoguerra fino a risalire al primo concorso Europan Evolving Lifestyles and housing del 1988. ll volume copre un arco temporale molto vasto dove l'autrice ha modo di spendere la propria esperienza maturata durante due progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN) sul tema dell'abitare.
A ben considerare l'Olanda sembra solo un pretesto per dare spazio a una riflessione profonda sulla residenza dal secondo dopoguerra ad oggi, basti pensare di invertire l'indice proposto e rimontare il tutto secondo un ordine cronologico.
Il tratto saliente di questa dissertazione è la modalità attraverso la quale viene effettuata la ricognizione nella prima sezione “Spazi e Figure”. A fronte del vaglio effettuato attraverso sette temi compositivi quali la sistemazione paesaggistica, le soglie, l'articolazione tipologica delle cellule abitative, figure e icone di riferimento, singolarità dell'alloggio nei complessi plurifamiliari, il disegno degli spazi aperti privati e quello degli spazi interni, vengono predisposti degli efficaci schemi in bianco e nero che vengono incontro al lettore nel difficile compito di “seguire” la trattazione. Difficoltà, va detto, insita nell'architettura ogniqualvolta si voglia spiegare a parole la complessità di un edificio.
Ecco allora che la graficizzazione applicata viene in soccorso sintetizzando con immediatezza gli elementi della composizione, i vuoti, i pieni, le sistemazioni esterne e quanto altro preso in esame. Grazie agli schemi il volume si arricchisce di una valenza “operativa” che lo distingue da altre pubblicazioni di genere e che lo rendono uno strumento agile sia per il progettista che per lo studioso.
Tra gli aspetti meno convincenti del libro va annoverato paradossalmente il gran numero degli esempi presi in considerazione che alla lunga disorienta.
Sembra che l'autrice profonda tutte le proprie energie nel tentativo di restituire un panorama il più vasto possibile, tralasciando di trarre delle conclusioni. Gli schemi, nella loro apoditticità, riescono in parte in questa operazione critica ma rimane il dubbio se tale mancanza sia imputabile alla stanchezza o alla natura pulviscolare del fenomeno stesso che impedisce una qualsiasi tassonomia.