Recensioni / Interpretazioni fenomenologiche di Ercalito

Il pensiero dell’oscuro Eraclito di Efeso non ha mai smesso di esercitare il suo inesauribile fascino e la sua possente influenza nella storia della filosofia; basti pensare, tanto per fare alcuni celebri esempi, a Hegel e Nietzsche. Eraclito, in epoca contemporanea, divenne oggetto di studio e di interesse da parte di alcuni autori che lo hanno interpretato fenomenologicamente, ossia Martin Heidegger, Eugen Fink e Klaus Held: ecco il perché del titolo di questo volume di Adriano Ardovino, docente di Ermeneutica filosofica presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio di Chieti.
Il volume è costituito da cinque saggi pubblicati dall’Autore in precedenti occasioni, e che questi ha pensato bene di riunire in un unico volume al fine di fornire un quadro unitario e sistematico (anche se non esaustivo) delle interpretazioni fenomenologiche di Eraclito. Il primo capitolo, intitolato Il fuoco e il λόγος. Heidegger, Fink e il colloquio con Eraclito, analizza i contenuti speculativi del seminario dedicato ad Eraclito da Heidegger e che questi organizzò assieme al suo allievo ed amico Eugen Fink.
Le strade interpretative battute da Fink e Heidegger seguono un percorso inverso: dal fuoco al λόγος Fink (oggetto del capitolo secondo: “Dal fuoco al λόγος. Fink interprete di Eraclito”) e dal λόγος al fuoco Heidegger (oggetto del capitolo terzo: “Dal λόγος al fuoco. Heidegger e l’eco di Eraclito”).
Fink propone un’interpretazione della filosofia eraclitea sganciata da quella “mistica” come anche da quella “triviale”, là dove da un lato “c’è l’Eraclito della sapienza aristocratico-misterica, dall’altro l’Eraclito negatore della stabilità e della persistenza delle cose, preda del flusso universale” (p. 78).
Fink cerca di fornire un’interpretazione del pensiero eracliteo da un punto di vista unitario e non frammentario e per far ciò egli ricorre a quello che secondo lui è il vero e unico tema della filosofia di Eraclito, ossia l’essente in totalità. Fink, in tal caso, prende le mosse dal frammento 64 di Eraclito che così recita: il fulmine governa ogni cosa. Come spiega Ardovino, il fulmine “fa irruzione nella tenebra notturna e dischiude con uno squarcio lo spazio della visione in cui tutte le cose assumono repentinamente contorno e figura, ossia vengono all’essere, si manifestano, fanno ingresso nella presenza per il breve tratto di tempo, per la “stagione” (Weile) loro concessa” (p. 46). Pertanto la mossa ermeneutica di Fink consiste nel partire da un punto “marginale” del pensiero eracliteo, cioè il fuoco, per poi approdare al suo cuore, costituito dal λόγος. In questo senso il fuoco è il mondo in quanto tale, e pertanto è “dentro il mondo che dobbiamo scorgere il λόγος” (p. 82).
Heidegger, invece, come mai segue la strada opposta, la quale procede dal λόγος al fuoco? In tal caso Ardovino afferma che l’apparente “semplicità della domanda cela un’inapparente complessità” (p. 99). Difatti “Heidegger non espone mai in modo esplicito e diretto la propria interpretazione, ma si limita, maieuticamente, a lasciare emergere l’interpretazione di Fink, vigilando rigorosamente sui suoi passi e sulla sua tenuta” (p. 100). Ardovino, analizzando i testi con i quali Heidegger si confronta col pensiero di Eraclito, avverte che il pensatore tedesco inizia le sue analisi proprio col λόγος, il quale non significa altro che “essere”; pertanto la via maestra procede dal λόγος al fuoco (cioè il mondo).
Per quel che concerne invece l’interpretazione di Klaus Held dobbiamo specificare, in via preliminare, che questi pone “al centro il pensiero del rapporto (Verhältnisdenken) tra vita filosofica e prefilosofica alla luce della dottrina del λόγος (p. 150). Il concetto chiave di tale lavoro ermeneutico è costituito in tal caso dall’autodifferenziazione (Selbstunterscheidung), poiché secondo Held “il corpus dei frammenti eraclitei testimonia della prima grande autodifferenziazione (Selbstunterscheidung) del pensiero “filosofico” e “scientifico” […] da ciò che Husserl chiamava, in modo ambivalente, die natürliche Einstellung, l’atteggiamento o posizionamento naturale della vita nei confronti del mondo. Con gesto fenomenologico caratteristico, Held interpreta l’inizio arcaico mediante un’acquisizione categoriale moderna, riconducendo al contempo quest’ultima nel suo principio storico” (ibidem). Com’è noto, Eraclito distingueva il sapiente dagli insipienti oppure i pochi e i molti ma tale distinzione tra chi vede e chi non vede il “mondo della vita” (Lebenswelt) non è assoluta, “quanto piuttosto una differenziazione tra due diversi “modi di vedere” la sua essenza” (ibidem). A tal proposito Held utilizza due espressioni, cioè Einsicht e Ansicht, resi rispettivamente con “visione” e “veduta”. All’esercizio “di “visione” attuato dal sapiente si contrappone la “veduta” dei più che, per sua stessa natura, ha la proprietà di moltiplicarsi in un’irriducibile pluralità di “vedute” parziali, giacché ogni veduta è tale solo se contrapposta alla veduta reciproca e contraria (Gegenansicht) (p. 151). Tuttavia, questo Lebenswelt tematizzato da Eraclito non si limita alle semplici opposizioni o dicotomie, poiché questi le ricongiunge in sinassi; ragion per cui “l’alternativa è pertanto: aprirsi al mondo in un senso ristretto e dicotomico, oppure in totalità: ad esempio pensando insieme “vita e morte”, anziché ponendo l’alternativa “vita o morte” (pp. 151-152). È la seconda opzione per la quale opta Eraclito, la quale si traduce in una visione che “rispecchia cioè la natura articolante del  λόγος”, il cui contenuto “è di fatto la sinassi di tutte le sinassi” (p. 139).
In conclusione, questa raccolta di saggi che Ardovino propone al lettore, fornisce tre celebri ed interessanti interpretazioni del pensiero eracliteo, importanti tanto per gli specialisti del pensiero eracliteo quanto per una ri-attualizzazione di questa pietra miliare del pensiero filosofico.