La necessità d’intervenire artisticamente sulla propria corporeità per
giungere a insospettabili mutazioni dell’aspetto fisico trova una prima
affermazione nei travestimenti fotografici di Marcel Duchamp. Seguendo
una linea in movimento alternato tra ciclici avvicinamenti e distacchi
da finzione, testimonianza documentaristica e psicanalisi, Giosetta
Fioroni ha ripreso un percorso denso di suggestioni teatrali e
letterarie, che già caratterizzava il proprio universo poetico. Alla
soglia degli ottant’anni, l’artista conduce, mettendosi in gioco in
prima persona, un’indagine su significato e implicazioni dei concetti
d’identità e di rappresentazione. Sviluppato insieme al fotografo e
curatore Marco Delogu, il progetto si nutre tanto del senso formale e
delle facoltà interpretative e registiche di quest’ultimo, quanto
dell’inesauribile urgenza espressiva dell’artista romana. In vesti
improbabili, sotto lineamenti contraffatti, il corpo si offre allo
spettatore in una plausibile infinità di soluzioni. Maschere, trucchi,
copricapi, occhiali e veli filtrano gestualità da palcoscenico, proposte
in compagnia di uccelli impagliati, negli scenari asettici di un museo
di zoologia, o in campi isolati, sullo sfondo di alberi spogli e di una
vegetazione scarna. Inscenate nella ribalta contemporanea che dalle
sofferte introversioni di Francesca Woodman si affaccia sugli
autoritratti concettuali di Cindy Sherman, gli scatti di Delogu
mantengono una costante tensione dialettica tra mondo dell’arte e
contraddizioni dell’esistenza.
Il volume L’Altra Ego, recentemente pubblicato da Quodlibet,
documenta la mostra, terminata al MACRO nel dicembre 2012, che aveva
rivelato al pubblico i risultati di questo lungo processo d’interazione
tra fotografia, curatela, performance e approccio concettuale. Il libro
presenta le particolari caratteristiche di un catalogo realizzato a
quattro mani, arricchito da una polifonia di interventi dal mondo della
cultura, della letteratura e dell’arte contemporanea. La presentazione
di Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Museo, sottolinea l’elegante
orchestrazione di ambientazioni stranianti e sospese che informa
l’intera collaborazione. I testi di Giosetta Fioroni e Marco Delogu
ripercorrono le tappe della produzione, gettando luce su intenzioni e
scelte stilistiche. Gli scritti di Alberto Boatto e Franco Marcoaldi
completano la trattazione, tracciando un’ideale connessione tra i
concetti di narcisismo e di inevitabile pluralità identitaria della
pratica estetica. Un estratto di Il Senex, testo di Erri De Luca
per il catalogo ufficiale della mostra, chiude la pubblicazione con una
descrizione creativa e fascinosa della senilità come tempo di scoperta
feconda, di autoanalisi e di apertura allo sguardo dell’altro.