Recensioni / Darwin punto dalle meduse

A questo “tatto interno”, sesto senso, senso comune a tutti gli esseri animati – gli animali – è dedicata l’ultima ponderosa monografia del linguista e filosofo canadese Daniel Heller-Roazen (“Il tatto interno. Archeologia di una sensazione”, Quodlibet). Si tratta di uno studio originale, dottissimo e un po’ astruso che in principio, a sorpresa, con la zampata del favoloso micio hoffmanniano, rovescia le prospettive, ribalta le gerarchie tra i sensi e la mente, ridefinisce i ruoli dei tradizionali strumenti di comprensione del mondo. Poi, con abile manovra, piena di “tatto”, respinge ai margini del patrimonio di natura il ben dell’intelletto, rilegge la psicologia aristotelica, il trattato sull’anima, come un capitolo subordinato alla zoologia, agli studi sugli animali (la mossa ha un rinomato precedente, se è vero che la “metafisica” non corrisponde ad altro che all’insieme degli scritti sistemati dai peripatetici “dopo” i libri sulla fisica), e ricomprende decisamente la singolarità dell’animale politico – civile, cittadino, urbano, intelligente – in una comunità tanto più grande della sua città quanto può esserlo l’intero regno vivente.