Per narrare – o ascoltare – il racconto del fiume abruzzese Paolo Morelli ha scelto di seguirne il corso passo passo, dalla sorgente alla foce, sempre guardando in basso: esercizio di osservazione e di umiltà, oltre che di adattamento e di atleticità. Soprattutto un allenamento delle parole: intrapreso da sportivo e camminatore ma con il cuore paziente e innamorato del traduttore (Morelli traduce fra l’altro dal cinese) pronto a chinarsi per porgere l’orecchio alle sillabe neonate delle prime polle spumose, alle risatine delle correnti, al fragore esultante dei salti.