A 30 esatti dalla crisi del 1983, che portò l’Einaudi
all’amministrazione straordinaria e quindi, di fatto, al fallimento del
suo grandioso progetto politico-culturale, un ulteriore e prezioso
tassello viene ad aggiungersi a tutta una serie di recenti volumi (come i
verbali delle famose riunioni del mercoledì) che aiutano a meglio
definire, anche negli aspetti meno indagati, la storia e la fisionomia
della più importante casa editrice di cultura del Novecento italiano. Il
volume appena pubblicato dalle eleganti edizioni marchigiane principia
dai primi anni Sessanta, dove due redattori einaudiani, Luca Baranelli e
Francesco Ciafaloni, appena assunti in via Biancamano, diventano giorno
dopo giorno testimoni oculari di vicende e relazioni anche amicali di
notevole interesse e che questo volume, ottimamente curato da Alberto
Saibene, ben ci restituisce, con in più una inedita iconografia finale.
In particolare le vicende ricordate, che si dipanano lungo il ventennio
forse più complesso e delicato dell’Einaudi (1963-1983), passano dal
caso Fofi che proprio nel ’63 parve spaccare in due l’editrice torinese,
appunto alla crisi radicale dell’83. Valore aggiunto al volume è la
lunga conversazione iniziale del curatore con Baranelli e Ciafaloni,
dove finalmente si ha modo di penetrare anche nella “sala macchina
politica” dell’Einaudi a cavallo del ’68, rievocando tra l’altro la
sempre più multiforme e scivolosa personalità del fondatore, da tempo
oggetto di particolare attenzione critica, come ci ricorda la recente
pubblicazione-omaggio di Walter Barberis, benché a circolazione limitata
sibi et paucis.
In fondo è questa una bella occasione “einaudiana” per riprendere un
discorso editoriale quanto mai necessario, soprattutto in questi tempi
bui per il destino del libro (e degli editori) di cultura; occasione che
si rinnova, sempre in questi giorni, con la pubblicazione per i tipi di
Aragno, dei preziosi ed articolati pareri di lettura che Cesare Cases
inviava all’Einaudi.