Recensioni / Viaggio splatter-archeologico nella Grecia degli dei

Nulla da vedere, molto da immaginare. Oracoli, santuarie altri prodigi. Sopralluoghi in Grecia: Dino Baldi e Marina Ballo Charmet hanno fissato il loro viaggio in un libro che smette di essere ciò che fu, ovvero la gita di un filologo e di un' artista, per diventare sotto i nostri occhi di lettori un' esperienza divinatoria. È un modo per leggere i pensieri di Zeus e predire il futuro. E l' Ellade di ieri, con la meraviglia di quei rocchi di colonna e le pietre sparse tra le frasche infestate di zecche, si restituisce al turista al modo di una rapinosa epidemia di bestie, uomini e dèi per tramite di una qualunque giornata di oggi. Zeus salvi i greci dal customer care. Altro che le discoteche. Ed è fondamentale stordirsi di caldo, pungersi con le spine e graffiarsi tra i rovi, perché se il turismo della gente minuta si riversa nelle isole dal pacchetto completo, non è certo da tutti venire a Corinto, il luogo dove sperperare tesori per godere l' amore delle più belle e sacre tra le prostitute. Tutto finisce con la morte di Eschilo e Pericle, poi fu solo oppressione e pochezza di pensiero (lo spiegò bene Nietzsche), mentre la vera Grecia, quella per la gente con un certo gusto per lo splatter storico-archeologico, è rude e sacra. E le cose - annota Baldi in questo suo diario di bordo - sono esattamente per «quello che si vede, niente di più e niente di meno». Come Delfi, che, scrive ancora il filologo non senza ironia, «dà il meglio di sé in quella perfezione portatile, da predella». L' Acheronte sarà pure un' attrazione naturalistica per i vivi, ma un occhio ben stordito - e il lettore di questo libro potrà farne vaticinio- vedrà sul ciglio del fiume la torma infinita dei fantasmi. All' ombra di villaggi dal gusto ordinario, stipati di antenne e parabole il viaggiatore può scrutare il rigo di mare lontano e scorgere Dioniso coronato d' edera, con il tirso in una mano e nell' altra il corno colmo di vino; e con lui immaginare la Grecia dei trifligi, degli ovoli, dei dentelli e delle spighe intrecciate, e perfino quella del serpente nobile, Asclepio, figlio di Apollo, bravo nel resuscitare i morti. Parlare di antichità e di natura è puro gioco. È questo di Baldi e Ballo Charmet (autrice dell' apparato iconografico) è il resoconto di un gioco di viaggio - gioco tanto serio da suonare tragedia - compiuto nella primavera del 2012. Proprio quando la crisi concentra sulla Grecia il rimprovero della finanza internazionale, i due pellegrini in quattromila chilometri mai battuti dal turismo svegliano un' Ellade dove c' è qualcosa di opposto alla spoliazione e «non rimane ancora molto che si lasci guardare senza inganni». Tutto, un tempo, doveva essere bellissimo. «Capitalismo», dice Baldi, «è una parola fuori moda e la scrivo quasi con vergogna». Perfino la natura, «con il mare opaco e scuro sullo sfondo», è perseguitata e vinta. Niente da vedere, tutto da immaginare.