Quei due angioletti paffuti e pensosi che decorano quaderni,
cornici, carte regalo, segnalibri, sporte per la spesa - ormai in
vendita in tutti i musei del mondo, vero esempio di prodotto
globale tratto da un'opera d'arte - sono stati ritagliati da un
capolavoro celebre e dalla storia avventurosa, la Madonna Sistina di
Raffaello: ma, dotati come sono di vita propria, pochi
lo ricordano. Sulla scorta di studi precedenti, Eugenio Gazzola ne
ripercorre ora la vicenda in un godibile libro (La Madonna Sistina
di Raffaello. Storia e destino di un quadro). E' significativo che
già nel titolo compaia la parola destino, rivelatrlce di una vicenda
non solo movimentata, ma carica di profondi significati.
Le vicende dell'opera sono certo avventurose, ma non eccezionali:
dipinta da Raffaello per commissione di Giulio II, che la donò al
monastero piacentino di San Sisto. Qui fu insediata come pala
d'altare, e nel 1754 venne poi venduta dai monaci in ristrettezze
economiche (ma qualche decennio dopo sarebbe stata comunque portata
via dai francesi). A comprarla fu Augusto III, elettore di Sassonia,
che la conservò a Dresda. Nascosta in una galleria abbandonata
durante la Seconda guerra mondiale, fu scoperta e presa dai russi
che la portarono in Unione Sovietica. Prima della restituzione agli
alleati tedeschi - Dresda faceva parte della Germania orientale - il
dipinto fu esposto a Mosca e poi a Berlino.
Eccezionale invece è stata la fortuna di quest'opera sublime e
innovatrice. Il grande pittore per la prima volta pone il centro
della prospettiva al di fuori del quadro, là dove sta lo spettatore,
offrendogli la straordinaria esperienza di una visione celeste che
lo coinvolge direttamente, sul piano sia emotivo che culturale. Nel
raffigurare la Madonna, Raffaello mostra al meglio la sua capacità di
padroneggiare la bellezza umana trasfornrandola in bellezza
spirituale, cioè grazia. Una «finestra aperta sul cielo», che
anticipa per molti versi l'immacolata Concezione, in cui
l'artista porta a termine il rinnovamento della pala d'altare.
La Madonna non ha corone sul capo ed è vestita in modo semplice: è
una semplice donna che porta in braccio il suo bambino. E così viene
percepita nella sua nuova sede a Dresda, dove arriva dopo un
difficoltoso viaggio invernale. Qui dismette i panni dell'immagine
per il culto e diventa immagine ideale, termine di contemplazione
estetica e formale, anticipando quello che sarebbe stato il destino
comune dell'opera d'arte in epoca moderna.
Per ammirarla a Dresda si dirige un pellegrinaggio di artisti e
intellettuali, e si moltiplicano le pagine di commento. Winckelmann
la considera il più interessante incontro fra arte greca e arte
cristiana, Goethe ama la sua espressione, spirituale e insieme
profondamente umana, e considera tutto il gruppo «avvolto in una
cristiana disinvoltura». I romantici spiegano la sua eccezionale
intensità con una visione che avrebbe ispirato Raffaello e
l'aneddoto, di fantasia, fu creduto un episodio della vita
dell'artista, rendendo il dipinto simile alle icone.
La Madonna Sistina è una delle prime opere a essere
riprodotte su vasta scala per il mercato popolare, perché
soprattutto in Russia le pagine ispirate dei visitatori l'avevano di
nuovo
resa un oggetto di venerazione. Se anche Nietzsche e Freud la
considerano capace di emanare un incanto da cui non ci si può
sottrarre, è stato infatti soprattutto l'entusiasmo degli
intellettuali russi a restituirle sacralità. Molti scrittori l'hanno
inserita in romanzi, come presenza costante e benefica. Ma sarà
proprio Dostoevskij a capire che, entrando nella modernità, non le
sarebbe più stata riconosciuta alcuna sacralità né il valore di
icona, «incarnazione del divino». Warhol la stampiglierà in più
copie, con il prezzo ben visibile, a significare il suo passaggio a
bene di consumo.
Ma le parole più struggenti rimangono senza dubbio quelle di Vasilij
Grossman, che ammira l'opera durante l'esposizione moscovita e la
paragona a una donna incontrata nel campo di Treblinka: «Ho
l'impressione che questa Madonna sia la manifestazione più atea
della vita, dell'umano senza la presenza del divino». In lei vede
rispecchiata «l'umanità del genere umano», essenza destinata a
sopravvivere alle atrocità della storia: «Così l'uomo va incontro al
suo destino» scrive lo scrittore russo e - possiamo aggiungere noi -
riscatta anche gli angioletti dal mercato che se ne è impadronito.