Recensioni / L'arte di pensare la fotografia quardando i quadri di Manet

Picture for Women è una foto di Jeff Wall del 1979. Spezzata in due parti, tra prima di copertina e quarta, la si legge intera aprendo il libro dove compare: Gestus. Scritti sull'arte e la fotografia. Lo pubblica Quodlibet nella collana Abitare. Il volume raccoglie scritti del fotografo canadese ed è a cura di Stefano Graziani. Wall è consideratouno dei maggiori fotografi contemporanei. I suoi scatti sono l'esatto contrario della fotografia istantanea, quella colta al volo, nella realtà. Per realizzarli Wall crea veri e propri tableau, scene, in cui vengono allestiti soggetti e ambienti come se fossero delle scenografie. Spesso, quando si tratta di foto di paesaggio, le elabora al computer. La critica sostiene che il fotografo ha rispreso il percorso interrotto dalla pittura a partire da Manet; qualcosa di nuovo e inedito, proprio per questo. Sono qudri o fotgrafie? Entrambe le cose, e anche qualcosa di diverso: arte. Wall è arrivato alla fotografia, a questo particolare tipo di fotografia, attraverso l'attività di critico e nei testi si percepisce questo sguardo ampio e complesso. La sua srte si definisce, come ha detto di recente Elio Grazioli, per tre aspetti: light box; rifarsi alle opere pittoriche; pensare la fotografia. La prima è una vera e propria invenzione di Wall che ha realizzato fotografie molto ampie retroilluminate. Idea che gli venne durante un viaggio in autobus vedendo una pubblicità sulla strada. Foto che emanano luce. In questa immagine di copertina si vede fotografo che sta scattando una foto. La macchina inquadra qualcosa che noi non vediamo, mentre una donna - è il soggetto della foto? - si trova lì accanto. Che sia la fotografia di uno specchio? Noi vediamo quello che anche loro vedono? Ovvero, vedono se stessi nello specchio - sono i soggetti della foto - mentre noi vediamo la loro fotografia - sono gli oggetti della foto.
Ecco, questo tipo d'immagini crea Wall; qualcosa che ci ricorda Las Meninas di Velàzquez, o altri quadri simili (Goya ne ha dipinti pure lui, mettendosi dentro il quadro). Lo stile grafico di Quodlibet, di solito molto asciutto (predilige il bianco) qui è sostituito da un altro rigore: le quattro strisce bianche su cui sono scritti titolo, sottotitolo, nome dell'autore, editor; cui si aggiunge il bianco del dorso, che spezza la foto. Alludono al bianco che c'è sotto. Ogni foto, come ogni quadro, prima di tutto era uno spazio bianco. Gli scatti-tableau di Wall non lo sono mai. Semmai luminosi.