Per chi scrive la memoria è importante, uno spettacolo avvincente e
prodigioso, che consente di dare consistenza alla vita, in una
ineludibile osmosi tra passato e presente. Così è per Annelisa Alleva,
una delle nostre poetesse e traduttrici dal russo più apprezzate, che ne
«Lo spettacolo della memoria» (Quodlibet Studio), consegna saggi e
ricordi di una vita interamente dedicata alla letteratura. Tanti sono i
protagonisti degli incontri della Alleva, poeti, scrittori e artisti,
che si muovono come in un romanzo. Proprio la narrazione è il filo che
li lega, intrecciandosi per delineare le relazioni tra i personaggi, la
loro lingua, la loro arte. Così, tra i tanti, la grande Szymborska
appare trasfigurata nelle proprie parole, Tommaso Landolfi e Puškin sono
letti quasi in parallelo, anche nella vicenda biografica, mentre
commosso e affettuoso è il ritratto di Titina Maselli. E poi il rapporto
unico con Iosif Brodskij, i capricci di Evtušenko e naturalmente i
poeti amici cari, Gianfranco Palmery e Giovanna Sicari e il pittore
Ruggero Savinio.