Recensioni / Ma se anche Charlot copia Tecoppa

Con quella faccia un po' così, che abbiamo noi che abbiamo visto... No, quella è Genova, che c'entra Milano? Nel nost Milan i gamberoni rossi non sono un sogno (con il mercato ittico fornitissimo che abbiamo), come non è un sogno che la comicità, la canzone, per non parlare di sport e altre amenità, non sono seconde a nessun altra città d'Italia. Ahi, parla l'orgoglio meneghino, direte, e sia, pur scrivendo queste righe un ligure. I primati milanesi vengono celebrati dai tempi di Bonvesin: qui ci si vanta persino del peggio; anche la pessima qualità dell'aria è motivo di perversa soddisfazione: bisogna essere primi in tutto, non siamo mica in fondo al mondo! Delio Tessa - consigliamo l'ottima raccolta di suoi bozzetti e articoli degli anni Trenta, appena uscita per Quodlibet - scriveva che Charlot, bravo sì, era una replica del Tecoppa di Ferravilla, snodato e malinconico quanto e prima di Chaplin. La Scuola Milanese è fatta di primi della classe. Ma in fondo senza boria: questa è pur sempre la città più accogliente del regno, dove il campanile (la patria di provenienza) conta meno che altrove. Le eccezioni, pur frequenti, a volte tragiche, confermano la regola.