Morelli è scrittore camminante, si sa. I suoi son sempre libri a piedi, e quando lo leggi (è stato anche occasionale ospite di queste pagine) hai sempre l'impressione di essere in movimento, trascinato da parole dotate di mani, avvolgenti, ma terrigne, ancorate al suolo, lontane dalla logorrea anche (e soprattutto) quando sembrano non dire nulla. Questo libro, questo racconto, cala la metafora nel “reale”, oseremmo dire nel vero. È infatti il resoconto di un cammino, un cammino lungo un fiume, il Sangro (bizzosa acqua d'Abruzzo, che sa esser polla, rigagnolo, torrente e anche, a tratti, civile fiume) dalle sorgenti alla foce. Con lo scopo, fantastico, di raccontare l'acqua, di dirla, di darle voce. La voce del linguaggio è ossessione antica, in Morelli, che sull'oralità (ma il sostantivo è astratto, lontano) si spende da anni in teoria e soprattutto pratica. La voce del fiume, la voce della lingua, la sua voce. La voce di un uomo che scompare nel paesaggio (quasi zanzottianamente inteso) per troppo guardarlo, anzi, ascoltarlo. Sì perché se una delle regole del viaggio era di non perdere mai di vista il fiume (cosa tecnicamente non semplice, peraltro), più propriamente si dovrebbe dire che l'acqua è sempre a portata (variabile) d'orecchio. Se il fiume parla, Morelli tace solo apparentemente. O meglio parla tacendo, parlando d'altro, parlando canagliescamente a vanvera. Fa il suo cammino, dall'inizio alla fine, arbitrario come ogni atto di letteratura. Sconfessa implicito la necessità della trama, del narrare coatto, e ripristina brandelli di senso delle parole, a cominciare da quella proibita, l'amore. Hanno scomodato, e non a torto, visti i pregressi del personaggio, sapienza cinese, guitteria, stoicismo. Tutto vero. Ma questo libro dice soprattutto del necessario silenzio interiore di ogni voce, dell'imprescindibile pudore della parola "libertà", della strabiliante piena di fantastico di cui è pregna - quando la si libera dalle pastoie del pensiero, dalle strutture del cartesiano e dell'euclideo, la realtà. E dice il vero.