Recensioni / Il Sacro Gra, il bar di Paula e l'elefantina Mia: dopo il film, il libro

Dentro che noia, sempre a guardare gli acrobati e a fare i numeri con la palla. Così l’altro giorno ha deciso di uscire: guardo fiero, portamento eretto, passo lento e regolare, Mia ha salutato gli amici e ha imboccato l’entrata numero 11 del Grande raccordo anulare senza nemmeno rispettare lo stop. Voleva fare un giretto, due passi tanto per sgranchirsi la proboscide, e ha scoperto le macchine, l’ingorgo, i fotografi, i pompieri, la polizia, gli elicotteri, un po’ di vita. Ma è durata poco, l’hanno ripresa dopo un paio d’ore. Adesso Mia, 46 anni e due tonnellate, lavora di nuovo al circo Orfei. Forse scapperà ancora.

Un elefante sul raccordo, che c’è di strano? Del resto in quei 70 chilometri di asfalto, in quell’anello dantesco che gira attorno alla capitale, succedono cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. Dagli strani riti della comunità indiana che vive nel parco dell’Appia Antica, ai fasti pacchiani del Dubai Palace sulla Tiburtina, dai pescatori di anguille del Tevere al camion bar di Paula, che di notte a Torre Spaccata distribuisce panini con la porchetta e consigli a trans e clienti. Più che una strada, è un’esperienza mitologica. Più che una grande via di comunicazione, è . Nicolò Bassetti e Sapo Matteucci li hanno raccolti con cura e raccontati con efficacia nelle 256 pagine di Sacro Romano Gra, http://www.sacrogra.it/.

Il libro, - edizioni Quodlibet, euro 16,50 – nasce dallo stesso progetto che ha prodotto il film di Gianfranco Rosi, vincitore del Leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia. L’idea è quella di collegare la circolarità del raccordo alla circolarità della narrazione, mostrando brandelli di città in gran parte sconosciuti. , spiega Matteucci. Già l‘indice dei capitoli è un elenco di stranezze che solo a Roma e solo intorno al Gra si possono vedere. Il quartiere dei fumetti, dove ci sono via Tex e via Dylan Dog e dove la scuola che si chiama “La Pimpa“. I fumi mefitici della discarica di Malagrotta. Le cave di tufo sulla Tiburtina che hanno ospitato carnevali ottocenteschi. La crudezza del cimitero Laurentino, pieno dei ricordi kitsch lasciati sulle lapidi. La fanciullezza delle cubiste di San Basilio. La fierezza dei gladiatori di Tor Pagnotta. La tristezza dei laghi di Tor Cervara, tanto amata da Goethe, diventati stagni per la pesca. Poi c’è Corviale, l’utopia fallita del palazzo lungo un chilometro e la realtà del degrado, delle occupazioni, della povertà.

Sacro romano Gra è tutto questo. Storie strane, storie assurde, storie commoventi, storie che fanno ridere e storie che fanno indignare. Nessuna spicca sulle altre ma tutte quelle che si succedono costruiscono il cerchio della narrazione che si snoda lungo le 35 uscite del raccordo. A differenza del documentario, il libro è pieno di riferimenti pratici, con una precisione topografica. Come arrivare e cosa vedere, quasi una guida turistica che però, invece di condurvi al centro della città, vi porterà fuori, in realtà non contemplabili nelle normali categorie. .