Recensioni / Vita travagliata della Madonna Sistina

Cinquecento anni fa Raffaello dipingeva la Madonna Sistina. Un quadro straordinario, che impressionò Goethe, Dostoevskij, Freud e al quale Vasilij Grossman dedicò un'appassionata narrazione in cui scrive: «Pur rimanendo intatta la mia ammirazione per Rembrandt, Beethoven e Tolstoj compresi che soltanto questo quadro non morirà finché sarà vivo l'uomo». È un'opera che ha avuto una vita piuttosto travagliata, alla quale lo storico d'are Eugenio Gazzola ha dedicato un libro (La Madonna Sistina di Raffaello. Storia e destino di un quadro, Quodlibet, pp. 192, €18).

Commissionata da Giulio II per il monastero benedettino di San Sisto a Piacenza, venne più volte riallestita nel Seicento con sontuose cornici barocche prima di finire nella collezione di Augusto III di Sassonia: per lei il grande architetto Gottfried Semper progettò una nuova ala del museo. Fu poi nascosta in un tunnel durante la Guerra, quindi trovata dall'Armata Rossa e portata in trionfo a Mosca (Museo Puskin), dove divenne un'icona popolare (il libro contiene fotografie di case contadine russe con riproduzioni dell'opera). Infine tornò, tra molti intrighi, a Dresda.

Molti pittori, da Cézanne a Picasso a Malevic, la riprodussero o presero spunto da lei: Schwitters la incoronò e inserì un cavallo mentre Warhol la ribaltò in due.