Recensioni / L'architettura della partecipazione

«L'utopie c'est la réalité de demain» sosteneva Le Corbusier. Affermazione che incontra il consenso di Giancarlo De Carlo, architetto genovese attivo nel secondo Novecento. Noto internazionalmente per esser stato tra i fondatori del movimento Team X, docente presso lo IUAV di Venezia, fondatore di Spazio & Società» nonché dell’ILAUD, International Laboratory of Architecture and Urban Design. “An Architecture of Participation” è un saggio edito nel 1972, in cui confluiscono riflessioni esposte in una conferenza con Jim M. Richards e Peter Blake. Ai relatori vien chiesto di esprimersi sull’architettura degli anni Settanta, di dare pareri sulle problematiche e questioni del periodo, e De Carlo esordisce così: « […] gli architetti contemporanei dovrebbero fare di tutto perché l’architettura dei prossimi anni sia sempre meno la rappresentazione di chi la progetta e sempre più la rappresentazione di chi la usa». In netta contrapposizione col principio della specializzazione della città e con la «tipizzazione delle attività umane, elabora un’utopia ma realistica in ogni sua parte. L’uomo, da tempo estromesso dal processo creativo, diviene co-attore in quella che viene definita l’architettura della partecipazione.