Recensioni / L'utopia realistica di De Carlo

La collana Quodlibet Abitare ha pubblicato “L’architettura della partecipazione”, di Giancarlo De Carlo. Si tratta una riflessione espressa nella conferenza che l’architetto tenne a Melbourne nel 1971 nell’ambito di  un ciclo organizzato dal Royal Australian Institute of Architects (prima di quello di De Carlo, ci furono i talks di Jim M. Richards e Peter Blake). Gli incontri miravano a mettere a fuoco temi e questioni che avrebbero caratterizzato gli anni Settanta. “De Carlo – scrive Sara Marini nell’introduzione al volume – chiarisce all’inizio della sua relazione che non risponderà alla domanda che gli è stata posta: parlerà delle proprie proiezioni, delle proprie aspettative e non di quello che ritiene prenderà corpo nel nuovo tempo; il suo auspicio è che l’architettura degli anni Settanta sia caratterizzata dalla partecipazione”. L’intervento si trasforma quindi in una sorta di primo “manifesto” dell’architettura partecipata, nel quale De Carlo  “solleva — scrive sempre Marini – la necessità, forse continua, di una riflessione sul ruolo del progettista o comunque chiede che lo stesso ruolo non sia scontato e che alla sua assunzione conseguano una serie di domande, richiesta che suona oggi particolarmente attuale”. Ad arricchire il testo, due scritti che ripercorrono in prima persona due delle principali opere di De Carlo, la prima di stampo urbanistico (il Piano particolareggiato del nuovo centro di Rimini, 1965-1971), l’altra architettonico (il Villaggio Matteotti a Terni, 1969-1975).