Recensioni / Altro che Venezia il carnevale più libertino era romano

[...] Gli autori di “Sacro romano Gra" (Quodlibet), Niccolò Bassetti e Sapo Matteucci, che in quelle cave hanno fatto tappa durante la raccolta di materiale per il loro libro, ricordano che il “carnevale dei tedeschi" si è ripetuto una cinquantina di volte in un centinaio di anni. Si teneva fuori stagione, “in un giorno tra aprile e maggio. Il corteo partiva da Porta Maggiore con un piccolo esercito in sella a muli e asini. Ci si travestiva da indiani, cinesi, eroi antichi e guerrieri medievali... Appena giunti nelle cave, il presidente entra nella grotta più scura dove invoca tre volte la Sibilla. Subito dopo i suoi vaticini triviali e sboccati, ha inizio una specie di cerimonia pagana con bevute, grigliate, canti, danze e certami, ognuno col suo bicchiere legato al collo". Il momento più importante era “il 'tiro al critico'. Il vincitore si aggiudicava il prestigioso 'vaso da notte di Venere', che andava a chi centrava col maggior numero di frecce e lance i fantocci raffiguranti i
più noti critici d'arte del momento”. [...]