A leggere Piccola storia delle eresie, appena pubblicata da Mauro Orletti per Quodlibet (pp. 154, euro 14), a me è venuto in mente il racconto Il parroco Andrea
di Jaroslav Hasek, che parla di un parroco che è in Purgatorio e non
riesce a capire come mai, e dopo 22 anni che è lì il Sacro Senato lo
convoca e gli chiede se lui, quand'era vivo, aveva scritto una lettera a
suo fratello, che viveva a Sydney, in Australia, e il parroco risponde
di sì, e il Sacro Senato, siccome Sant'Agostino, maestro della Chiesa,
aveva scritto, nel libro De retractione vel librorum recensione, che la fede negli antipodi è eresia, lo condanna a 15.000 anni di soggiorno forzato in Purgatorio, inclusi i 22 già scontati.
Gli eretici descritti nel repertorio di Orletti, a dire il vero, sono
forse più strani del parroco Andrea, per esempio Basilide, maestro
gnostico dei basilidiani, insegnava che Gesù non era un uomo, non aveva
cioè un corpo in carne e ossa, era più una specie di fantasma, e sulla
strada per il Calvario si era scambiato con Simone Cireneo, che era
stato crocifisso al suo posto mentre lui si mescolava alla folla.
Marco invece, un egiziano del II secolo, sembra abbia fondato una
«teologia aritmetica in cui la Santa Trinità era sostituita da una Santa
Quaternità», che era il principale insegnamento diffuso dalla setta dei
Marcosiani.
E gli Elchasaiti, setta diffusasi nel II secolo grazie al libro di
Elchasai, che Elchasai avrebbe ricevuto da un angelo che misurava 154
chilometri di altezza, 26 di larghezza, 38 da una spalla all'altra e che
lasciava delle impronte lunghe 22 chilometri, larghe 6 e profonde 3,
gli elchasaiti credevano che Cristo fosse un uomo, «ma un uomo un po'
diverso dagli altri, che era nato sì da una vergine, ma più d'una volta.
E più d'una volta era poi venuto sulla terra, dove si era dedicato
all'astrologia».
Gli adamiani, invece, idealizzavano la nudità di Adamo, e prima di
entrare in chiesa lasciavano i vestiti in guardaroba, «quindi si
riunivano in assemblea nudi, nudi ascoltavano le letture, nudi
pregavano, nudi celebravano i sacramenti e sempre nudi mangiavano e
bevevano». Secondo i Paterniani «la parte inferiore del corpo, dai
fianchi fino ai piedi, era opera del Diavolo. Quella superiore, invece,
era opera di Dio».
I Valesii avevano interpretato il passo dei Vangeli in cui Gesù dice
che ci sono uomini che sono eunuchi dalla nascita, ce ne sono altri che
lo sono diventati e altri che si sono fatti eunuchi per meritarsi il
regno dei cieli nel senso che «per diventare puri e servire il Signore»
bisognava evirarsi. E se qualcuno passava nelle loro terre, presso il
Giordano, «siccome le Sacre Scritture chiedevano all'uomo di aiutare il
prossimo», i Valesii mutilavano tutti quelli che passavano. Sembra che
la cosa si fosse talmente diffusa che nel Concilio di Nicea (325) venne
adottato un canone contro gli eunuchi. «Ma la volontà di reprimere
qualunque eresia che incoraggiasse la castrazione», scrive Orletti, «e
l'ossessione di evitare l'elezione di un pontefice eunuco, fece nascere
una strana leggenda, stando alla quale, a partire dal nono secolo, il
papa neoeletto veniva sottoposto al rito della palpazione dei testicoli,
un esame che avveniva facendolo sedere su uno scranno di porfido rosso
nella cui seduta era presente un foro. I più giovani tra i diaconi
avevano il compito di tastare sotto la sedia, e, una volta accertata la
presenza degli attributi virili, gridare "Virgam et testiculos habet".
Al che, gli ecclesiastici presenti rispondevano: "Deo gratias"».
E gli Agnoeti (Cappadocia, VI secolo) credevano che l'anima
raggiungesse la salvezza attraverso l'ignoranza. Quindi non leggevano,
non studiavano e non cercavano di capire l'insegnamento degli Apostoli.
Secondo loro anche Gesù era un po' ignorante. «La prova», dicevano gli
Agnoeti, «consiste nel fatto che Gesù, arrivato a Betània col preciso
intento di resuscitare Lazzaro, la prima cosa che disse a sua sorella
fu: "Dove l'avete messo?". Segno evidente che non sapeva dove fosse
sepolto».
Non so se si può concludere, con Retorio, capo dei retoriani (attivi in
Egitto nel IV secolo) che «tutti gli eretici avevan ragione, qualunque
dottrina professassero», e che «l'uomo pensa ciò che è naturalmente
incline a pensare e dunque non sbaglia mai e ha sempre e comunque
ragione». Ma credo che si possa essere d'accordo con lui quando scrive
che «nessuno deve essere condannato per le proprie opinioni» e alla fine
del libro di Orletti viene in mente quel che scriveva Evgenij Zamjatin
nel suo Il destino di un eretico: «Eretico fu Giordano Bruno, che
aveva proclamato l'infinità dell'universo e la molteplicità dei mondi.
Lo bruciarono sul rogo».
E se è vero, e mi sembra sia un bene, che molte delle storie raccontate
da Orletti fan ridere, è anche vero che, come scrive sempre Zamjatin,
«eretico fu anche Fulton, che sosteneva di avere costruito una nave, il
battello a vapore, che si muoveva senza remi e senza vele. Si rideva di
Fulton».