Un angelo di 154 chilometri in altezza, 26 in larghezza, 88 da una
spalla all'altra, con impronte lunghe 22 chilometri, larghe 6 e profonde
3. È una delle apparizioni più sorprendenti che si succedono in un
libro curioso, con una titolazione un po' da piccola enciclopedia del
sapere, Piccola storia delle eresie, ma che in realtà del
compendio non ha nulla. L'autore non è un docente di Storia dei
Movimenti ereticali, ma uno scrittore ancora relativamente giovane
(proviamo ad adottare questa classificazione intermedia), Mauro Orletti,
teatino (ossia di Chieti, anche se all'anagrafe risulta nato a
Guardiagrele), cresciuto letterariamente nella fucina di Acchialappiacani,
la rivista letteraria di Deriveapprodi, e dunque portatore sano di una
prosa che riecheggia la temperatura attenuata e le modalità informali di
Ugo Cornia e Paolo Nori. Orletti ha già fatto parlare di sé con Mi sento già molto inserito
(Zandegù), romanzo di formazione professionale nel mondo non
propriamente glam delle relazioni industriali. Questo libro è
naturalmente tutt'altra cosa. Scritto con la giusta distanza del cultore
della materia dalla ponderosità degli studi scientifici, dopo averlo
letto vien voglia di riporlo non nello scaffale della saggistica ma
accanto alla copia consunta delle Vite Immaginarie di Marcel Schwob.
Non è la prima volta che viene tentata una sintesi della storia delle
eresie (per stare ai lavori recenti, Michel Théron tradotto dal
Melangolo nel 2008), ma Orletti spaia con tutta la bibliografia esistente a partire dall'utilizzo delle fonti. Le vicende e la dottrina
dei vari gruppi ereticali dell'antichità spesso sono arrivate sino a noi
attraverso le narrazioni che ne fanno oppositori, persecutori e
concorrenti (“non c'è peggior nemico degli eretici che un altro
eretico”). Molte delle bizzarrie e delle efferatezze che sono condensate
in queste pagina sarebbero espunte da un'intenzione scientifica.
Orletti si limita ad accogliere tutto e a dirci che il catalogo è
questo, probabilmente nella convinzione che un metodo storico rigoroso
ci farebbe perdere il meglio.
Ecco allora l'angelo ciclopico degli Elchasaiti, e con lui le evirazioni
di massa dei Valesii, i metodi contraccettivi dei Fibioniti che grazie
all'interruzione del coito praticato 730 volte aspiravano a scalare i 365 cieli esistenti (ma senza disperdere il seme, raccolto
puntualmente, mescolato agli altri elementi della luce cosmica e
delibato collettivamente, i Messaliani che non si tagliavano mai i
capelli, i Discalciati che andavano a piedi nudi e gli Adamiani col nudo
integrale, i Colliridiani che lasciavano prelibate focacce su una sedia
per tre giorni perché venisse la Madonna a mangiarle, infine i Saccofori
che non andavano mai in bagno volontariamente.
Letto tutto d'un fiato potrebbe anche apparire come uno stupidario
universale, e probabilmente lo è. Resta però la lezione di relativismo
che un uso ponderato delle fonti avrebbe depotenziato: se esiste
un'ortodossia, si è formata per somma algebrica di tutte le cosmogonie, e
le stranezze inventate per mera calunnia, e le pure pazzie.