Da vari decenni storici e antropologi si sforzano di declinare la
produzione di storia orale alla luce delle suggestioni evocate in essa
dalle immagini fotografiche (pionieristici gli studi di Liliana Lanzardo e Maria Teresa Sega).
Parimenti l'attenzione alle fotografie di famiglia non è recente: nel
2010 se ne è occupato un importante convegno a Ravenna, per non dire
della crescente attenzione a esse dedicate da un progetto, partito da
Modena, in relazione alle fotografie personali in ambito coloniale.
Così, per completare l'elencazione, si possono ricordare varie iniziative, in relazione all'impegno a valorizzare tale tipo di
fotografie all'interno di ampie campagne di raccolte promosse da
amministrazioni pubbliche: la prima grande mostra, La famiglia italiana, a Perugia nel 1968, e la seconda, L'Italia nel cassetto, a Bologna nel 1978, per giungere alla più recente, Familia, tenutasi a Roma nel 2009.
Ora a Rosignano Marittimo un recente progetto, Foresta bianca,
maturato a partire da significative esperienze condotte negli anni
precedenti a Milano dal gruppo di ricerca sociale Codici e presso il
Museo della fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo, propone
un'interessantissima ulteriore sperimentazione: tracciare il ritratto di
un comune composto da sette frazioni, incuneate tra il mare e le
colline toscane, profondamente diverse per origini, disegno urbanistico e
composizione sociale, nelle quali si alternano identità contadine,
operaie, turistiche e commerciali.
Qui, a partire dal 2011, su incarico dell'amministrazione locale, un
gruppo di ragazzi del luogo ha raccolto un centinaio di "storie di
vita", partendo dalle fotografie di famiglia (oltre un migliaio) "per
innescare la pratica del racconto".
Brani audio e fotografie sono stati proiettati in un'installazione
collettiva itinerante per il territorio, estratti dei racconti e una
selezione di immagini sono stati pubblicati sulle pagine dei quotidiani
locali per informare sull'andamento dell'iniziativa e per stimolare
ulteriori adesioni da parte degli abitanti del territorio. Tutti i
materiali, infine, sono stati archiviati in un sito web trasformato in
un "grande album di storie e immagini consultabile online". A muovere la
ricerca, affermano i promotori, "non è stato il voyeurismo che pervade
tante trasmissioni televisive ma il recupero di una dimensione personale
in un orizzonte collettivo che proprio la televisione ha violentemente
disgregato", realizzando un progetto teso "a delineare il profilo di
un'identità multipla, che muta nel tempo senza perdere la memoria,
mettendo in comunicazione generazioni diverse, pubblico e privato".
Alle spalle vi era anche una vera e propria scommessa scientifica:
"Invertire il paradigma dominante che vorrebbe ridurre il racconto della
realtà e del mutamento sociale a una disciplina accademica senza
scambio con chi quella realtà e quel mutamento lo vive e lo genera".