Recensioni / CCCP ancora fedeli alla linea

Giovanni, lo sai che cosa succede adesso?», dice la Benemerita Soubrette stringendo il braccio di Giovanni Lindo Ferretti. «Posso immaginarlo», risponde lui. Una splendida Annarella balla, i lunghissimi capelli sciolti seguono il ritmo dei movimenti del corpo. Il vestito che indossa sembra muoversi con lei. È uno dei tanti abiti creati per le esibizioni dei CCCP-Fedeli alla linea, la band che ha cambiato la musica, la storia del costume italiani oltre che la vita di una cospicua parte di giovani negli Anni 80. «Il vestito era fatto di code di cavallo», spiega Annarella. «Segno del destino», dice Giovanni, che coi cavalli passa buona parte del suo tempo nella casa di Cerreto Alpi dove è nato, a mille metri, e in cui da molti anni è tornato a vivere.
Siamo a Reggio Emilia e stiamo guardando un video in una sala dello Spazio Gerra che, per il festival Fotografia Europea, ospita la grande mostra dedicata ai CCCP voluta, creata e allestita da Annarella Giudici, altrimenti nota come la "Benemerita Soubrette" che insieme al cosiddetto "artista del popolo" Danilo Fatur costituiva la parte di teatro-performance del gruppo. Un qualcosa che non si era mai visto prima e che ha contribuito a fare dei CCCP un gruppo profondamente diverso da tutto ciò a cui l'Italia era abituata. «ll video», spiega Annarella, «documenta l'ultimo concerto dei CCCP e si è tenuto proprio qui, a Reggio». Arriva il brano successivo, la voce di un giovane Ferretti con cresta punk rosso fiammante canta "io sono l'Anarchia/ ecco un altro Anticristo/ ma eri solo carino/ proprio carino/ pigro di testa e ben vestito...". Anche Annarella torna sul palco con un abito fatto di barattoli di crema Nivea: «Quello ce l'aveva Massimo Zamboni ma l'ha perso, poverino, c'è rimasto così male a non ritrovarselo più. Ma sai, allora non si dava più di tanta importanza a certe cose».
Massimo Zamboni, il chitarrista, è l'altro elemento fondamentale dei CCCP. Incontriamo anche lui qualche giorno dopo: «Era il 1981 e decisi di fare l'autostop fino a Berlino: ci misi cinque giorni. Trovai una casa occupata dove stare, un lavoro da cameriere in una pizzeria e mi mantenevo così. Una sera, in discoteca, qualcuno mi batte sulla spalla, mi volto: era un'amica di Reggio che mi presenta un altro delle nostre parti "che domani parte per la Tunisia"? Aveva una valigia in mano, aveva la febbre: era Giovanni Lindo Ferretti. Fu amore a prima vista. Gli dissi: "Vieni da me". Non partì più».
Altro passo indietro. L'intervista a Annarella e a Ferretti, dopo lo Spazio Gerra continua nell'erboristeria oggi gestita dalla "Benemerita". Che subito precisa: «Io di interviste non ne faccio. Non ne ho mai fatte». In strada ci sono ancora gli striscioni per il 25 Aprile. «Solo qui a Reggio poteva nascere un gruppo con un nome come il nostro». C'è un pubblico enorme, oggi fatto anche di moltissimi giovani, che adora e continua a comprare dischi e memorabilia dei CCCP, che pure si sono sciolti con il Muro di Berlino, nel lontano 1989. Tanto che sia Ferretti che Zamboni, ognuno con un proprio gruppo, hanno ripreso a cantarne le canzoni. E adesso sta per uscire un vinile singolo a tiratura limita, un libro pieno di foto, tra cui alcune inedite di Luigi Ghirri e, per finire, una mostra che li celebra nella loro Reggio Emilia.
Ma come sono nati i CCCP?
Ferretti: «Dopo Berlino ci era venuta, con Massimo, l'idea di fare una band e della partita faceva parte Zeo, il fratello di Annarella, che suonava la batteria». «Andammo anche a Roma da Edmondo Berselli, a L'Espresso, tanto eravamo convinti delle nostre capacità, con una valigetta con dentro le nostre foto perché le pubblicasse», aggiunge Annarella. Cosa successe? «Stai mica registrando?».
«Certo che sta registrando, è un'intervista, ma tu non pensarci Annarella...», interviene in aiuto Giovanni. Che continua a raccontare. «Andammo da lui perché pensavamo che si facesse così...». E Berselli cosa vi disse? «Ci chiese informazioni tecniche sulle fotografie ma io non ero in grado di rispondergli. In quelle foto c'era un'estetica che sarebbe poi stata quella dei CCCP».
Vi vestivate già punk?
«Eravamo vistosissimi e fieri di noi», risponde Annarella. «Una volta, appena usciti dal portone di casa, una macchina ha inchiodato per vederci, un'altra che arrivava le è finita nel culo e una terza pure, in fila, tump! tump!, tumpl», ricorda Giovanni. «Un'altra volta, al bar di Castelnuovo Monti, ho incontrato uno dei miei matti del periodo in cui facevo l'operatore psichiatrico. Mi ha visto con la cresta colorata e mi ha abbracciato (non mi toccava mai): "Giovanni era ora che venissi dalla nostra parte", mi disse».
Eravate gli unici punk a Reggio?
«C'erano dei punk a Carpi che avevano il Tuwatt, una vecchia scuola occupata che si sarebbe trasformata nel punto di riferimento della scena punk locale. Lì abbiamo conosciuto Danilo Fatur, che sarebbe poi diventato il nostro "Artista del Popolo". Allora si chiamava José Lopez Macho Frasquelo e lì faceva il barista e lo spogliarellista. Lo assoldammo subito. Però era assolutamente necessario bilanciarlo: era una presenza troppo animale. L'unica persona che poteva tenerlo a bada era Annarella. Che serviva a temperare anche noi perché il palco dei CCCP era molto, molto difficile. Perché? Perché Fatur era un pazzo: una sera è arrivato sul palco con una sua scultura mobile. In pratica era un falcetto legato a una ruota che girava. Io e Zamboni ci siamo guardati e abbiamo visto che era legato con qualcosa che sembrava non vedessel 'ora di rompersi e volare rasente le nostre gole. Un'altra volta è uscito con una trappola da lupi vera, aperta, e la esibiva al pubblico che non sapeva bene che cosa fosse: se qualcuno avesse messo lì la mano gliel'avrebbe mozzata all'istante».
Ma eravate davvero comunisti?
«Venivamo da li: c'era ironia, sarcasmo ma anche buoni sentimenti. Dopodiché il Pci rivoluzionario qui è stato fatto fuori da Togliatti come esperimento ed è venuto fuori il Pci dei ceti medi riformisti».
Poi, come molti ormai sanno, ti sei convertito: ti ha spiazzato Papa Francesco?
«Mi ha spiazzato Ratzinger: non me lo aspettavo e per due giorni sono rimasto cupo a riflettere. Poi quando ho visto l'insediamento del nuovo Papa ho capito che quello era stato l'ultimo, straordinario dono di Benedetto XVI: a differenza di alcuni cattolici tradizionalisti io mi sono emozionato quando ha salutato con quel "Buonasera" e chiesto alla folla una benedizione. È una cosa della tradizione della Chiesa bizantina, detta da un Papa gesuita».
Perché vi siete sciolti?
«Non c`è un motivo. Era finita».
Ti ritieni ancora "Fedele alla Linea?"
«Assolutamente, alla mia, fatta di sbagli che rivendico tutti perché se non li avessi fatti non sarei come sono oggi».
Possibilità di rivedere tutti i CCCP ancora insieme, almeno per un'ultima volta?
Giovanni: «Quello che deve accadere accade».
Annarella: «Non facciamo programmi».
Zamboni: «Se rinascessero a tavolino
sarebbero un prodotto».