Recensioni / Un pasto caldo e un buco per la notte

Una riedizione sacrosanta e accurata: Un pasto caldo e un buco per la notte è la nuova versione di Waiting For Nothing di Tom Kromer già uscito parecchi anni fa con un altro titolo, Vagabondi nella notte. Il viaggio di Tom Kromer che cominciò nel 1929 e durò cinque anni non era forzato dalle necessità economiche o dalla crisi che spingeva onde di migranti ad attraversare l'America. Era frutto di una scelta, a suo modo di una fuga che lo spinse a vivere e a illustrare la sua vita da hobo come John Steinbeck, Bertha Thompson o Woody Guthrie. Con un tratto singolare, insieme scarno ed elegante, Tom Kromer racconta le privazioni, la durezza della vita sulla strada, le ore di fila per un piatto di minestra e, più in generale, la fatica e il dolore di trovare quello che il nuovo e ben più appropriato titolo spiega senza tante perifrasi, Un pasto caldo e un buco per la notte. L'immaginazione, che, come scrive Tom Kromer, è uno strumento indispensabile per i "vagabondi della notte" non è sufficiente quando la realtà incombe così spietata e rileggere Un pasto caldo e un buco per la notte oggi può essere utile a anche capire che le crisi (politiche, economiche) sono sempre uguali, così come sono sempre gli stessi a pagare. La traduzione è curata da Mario Maffi che si è occupato anche della dettagliata postfazione, dedicata alla genesi e alla gestazione (non semplici) di Un pasto caldo e un buco per la notte. Una riscoperta doverosa.