Tornano dopo vent'anni e con nove brani inediti Le galline pensierose di
Luigi Malerba, che ora sono un bel libretto di Quodlibet, perfetto da
tenere in tasca. Già nella Scoperta dell'alfabeto Malerba aveva parlato
delle galline di Pietramagolana, ma qui le rende protagoniste di
sofisticate e spesso surreali avventure del pensiero, al punto che si
potrebbe anche pensare ad un originale manualetto filosofico. Sono tutte
storie molto brevi, perché è noto che le galline non ricordano le cose
troppo a lungo. «Una gallina era diventata matta e l'avevano rinchiusa
in manicomio. Il gallo le telefonava ogni tanto per avere sue notizie,
ma lei rispondeva: "Guarda che qui non abbiamo il telefono". Il gallo
riferiva alle galline che per il momento la loro compagna non era
guarita e doveva rimanere in manicomio».
Le galline di Malerba percorrono la storia in lungo e in largo, c'è una
gallina umbra che è convinta di avere il profilo etrusco e c'è una
gallina molto napoleonica. Il nonsense scatta improvviso nel bel mezzo
del cortile: «Una domenica mattina le galline uscirono dal pollaio in
cerca di semi e vermetti. Una di loro andò fino alla conigliera e
domandò a un coniglio se era domenica anche da loro. Il coniglio disse
di sì e la gallina andò a comunicare la notizia alle compagne. Il gallo
fece un'espressione pensosa e disse: "Strano"». È stato Calvino a
parlare di vertigine a proposito di questi che definiva apologhi zen.