Recensioni / Il "ribaltamento" spirituale di Kafka

Gunther Anders, Kafka. Pro e contro. I documenti dei processo (traduzione di Paola Gnani), Quodlibet, 2006, pagg. 200, euro 14,50.


Quando fu pubblicato nel 1951 il saggio di Anders provocò profonde divisioni. tra i critici di Kafka - fra i quali Max Brod, custode dell'opera letteraria dello scrittore -perché affrontava il tema della spiritualità nell'opera kafkiana, allora al di fuori delle analisi degli studiosi e quindi ritenuto eretico.

Ora, a oltre cinquant'anni di distanza, placatesi le asprezze polemiche del tempo, la traduzione in lingua italiana permette di fare il punto e di verificare la giustezza delle argomentazioni di Anders. Ma qual è la tesi dirompente del volume? L'analisi del critico parte da una intuizione di fondo: i personaggi dell'arte di Kafka hanno tutti una caratteristica comune: sono "incompiuti" perché hanno una vita incompleta, «non sono ancora arrivati al mondo», aspirano a entrare in esso ma ne sono perentoriamente esclusi (basti pensare a Il castello o a Il processo). In effetti, secondo Anders, Kafka è uno scrittore moderno, rivoluzionario perché supera il concetto tradizionale di arte intesa come descrizione, documentazione del reale (ormai superato) e ribalta questa prospettiva, altera il rapporto tra il reale e l'irreale e tra l'al di qua e l'al di là.

E un'affermazione dalla quale derivano conseguenze importanti sul piano estetico e, più in generale, sulla visione ideologica del mondo kafkiano perché la deformazione delle categorie reale-irreale, al di qua-aldilà acquista il valore emblematico di un pensiero "filosofico", di una metafisica e di una spiritualità nuovi in un mondo che ha proclamato "la morte di Dio".

Partendo da queste asserzioni, il volume di Anders illustra come la problematica spirituale si sviluppa nei romanzi e nei racconti dello scrittore praghese, dando così un valido contributo critico a definirne meglio la collocazione nel panorama letterario del Novecento.