Immaginiamo di dover affrontare uno sfratto. Una sera, tornati a casa,
la sorpresa: la chiave non gira nella serratura, la porta è un muro
impenetrabile. Quella non è più casa nostra. Non è una situazione rara,
specie in tempi di crisi. La maggior parte di noi reagirebbe spulciando
gli annunci delle agenzie e intraprenderebbe il consueto giro fra
appartamenti. E finirebbe per accontentarsi, perché la casa ideale non
esiste. Bene, in una situazione simile si trovò, alla fine degli anni
'70 Gilles Clément, entomologo e «architetto del paesaggio» di fama
mondiale (suoi, fra le altre opere, i giardini della Défense vicino
Parigi). Sfrattato per giunta dal padre, invece di scoraggiarsi,
rivolgersi ad agenzie e adattarsi a case già esistenti, Clément decise
di edificarsi da solo la dimora. L'impresa è narrata in Ho costruito una
casa da giardiniere (Quodlibet, pagg. 156, euro 16, traduzione di
Giuseppe Lucchesini): un po' romanzo autobiografico, un po' saggio che
tocca questioni attuali come quella dell'autonomia energetica,
dell'ecologia e del diritto di proprietà.
Clément decise di sistemarsi in un angolo di Francia, nell'ovest poco
turistico e retto da un'economia prevalentemente agricola. Era una zona
che ben conosceva, luogo della sua infanzia: il terreno per costruire la
casa lo trovò in una piccola valle piena di quelle farfalle che avevano
stimolato in lui la vocazione allo studio del mondo degli insetti. Con
l'aiuto di un gruppo di amici raccolse pietre del luogo e diede inizio
all'impresa che richiese qualche anno, poiché nel frattempo Clément
doveva girare la Francia per lavorare. Tornato nella casa in
costruzione, si adattava spartanamente alla mancanza di servizi,
dormendo sotto una tenda, senza energia elettrica. Gli ostacoli
principali non vennero dalla natura, e nemmeno dagli animali, ma da
uomini e istituzioni. I contadini non si fidavano di uno «straniero» e
le autorità lo costrinsero a un iter burocratico fatto di permessi e
controlli. Il suo rifiuto a collegarsi alla rete elettrica sollevò
parecchi sospetti.
Come interpretare quella dichiarazione di autarchia energetica nella
Francia degli anni '70? Semplicemente, Clément decise di fare a meno
degli elettrodomestici, rifiutando la tv e servendosi di un semplice
generatore elettrico e poi di pannelli solari. Anche la flora selvaggia
intorno alla casa (che servì a Clément per teorizzare il «giardino in
movimento») attirò la polizia in cerca di droga. Clément, però, non
abitò subito la casa: preferì far prima un viaggio intorno al mondo.