L'avventura di Daniel Libeskind per il progetto di Ground Zero a New
York inizia nel 2004, tre anni dopo la distruzione delle Torri gemelle.
L'architetto polacco (Lodz, 1946), naturalizzato americano, vinse un
concorso internazionale che seguì a mesi e mesi di polemiche su che cosa
avrebbe dovuto riempire e se si sarebbe dovuto riempire quel pauroso
vuoto. Il progetto di Libeskind consiste in un master plan, riguarda
cioè non un solo edificio ma un complesso di edifici e di spazi aperti.
Nell'area che oggi ospita, in occasione dell'anniversario, la
commemorazione a base di luci, il Tribute in light: per la prima volta
il pubblico può assistervi dalla Memorial Plaza, riaperta al pubblico
dalle 6 del mattino a mezzanotte.
Un progetto ambizioso, quello di Libeskind. Ed è ai primi passi del suo
lavoro, alle intenzioni che lo muovono, che si riferisce il testo che
qui accanto anticipiamo. S'intitola Le fondamenta della memoria e
compare, per la prima volta in Italia, in un volume di scritti e di
disegni di Libeskind, La linea del fuoco ( Quodilibet, a cura di Dario
Gentili, pagg. 260, euro 25), in libreria il 16 settembre.
Gli interventi che Libeskind può vantare in giro per il mondo sono
diversi, anche se molto controversi: dal Padiglione di Osaka al piano
per Alexanderplatz a Berlino, dal Museo del XX secolo di Norimberga al
Museo ebraico di Berlino, dall'ampliamento del Victoria and Albert
Museum di Londra alla sinagoga di Duisburg. Al centro dell'area dove un
tempio erano le Torri gemelle, Libeskind prevede un grattacielo alto
1776 piedi, un numero che rimanda all'anno della Dichiarazione
d'Indipendenza degli Stati Uniti. La costruzione dell'edificio,
denominato One World Trade Center, ma più comunemente chiamato Freedom
Tower, è iniziata nel 2006.