Ermanno Cavazzoni ci fa immergere in un mondo immaginario, chiamato
Bassomondo, abitato da uomini e donne capitati lì per caso che non hanno
più trovato il modo di andarsene. Sì, perché nel Bassomondo ci si
arriva senza volerlo, nessuno può nemmeno immaginare l’esistenza di quel
luogo se prima non l’ha visto, e non vi è possibilità di ritorno alla
vita normale, almeno sembra. E poi della vita normale, quella vera,
nessuno si ricorda più nulla, chi arriva nel Bassomondo perde ogni
generalità, nessuno è più qualcuno: non si ricorda più chi era, cosa
faceva, se aveva una famiglia… Il nostro protagonista è appunto anonimo,
e nel Bassomondo ci è arrivato come tutti gli altri, in treno.
La stazione è il fulcro della città, tutti arrivano e nessuno riparte, è
un binario morto quello del Bassomondo, è il capolinea! Chi arriva non
fa in tempo a scendere dal treno che subito viene assalito da
truffatori: finti parenti, finti amici, finte autorità, finto finto
finto, tutto è finto nel Bassomondo, e tutto si muove grazie alla
truffa. E così i nuovi arrivati sono galline da spennare e in un batter
d’occhio gli viene tolto tutto: portafogli, documenti, valigie, perfino i
vestiti. Si impara presto l’arte della sopravvivenza in quella città
dove sembra essere sempre domenica: ogni giorno è uguale all’altro, si
occupa il tempo come si può tra un atto vandalico e l’altro, non
esistono negozi, supermercati, uffici, nessuno lavora, nessuno ha una
famiglia o una casa. La ricerca del cibo è una variabile costante nel
Bassomondo dove manca anche la corrente elettrica, c’è solo un filo di
luce che illumina le strade e questo perché nel mondo reale ‘si sono
dimenticati di spegnerla’.
Alla fine il protagonista di Cavazzoni riesce a scappare dalla città e
raggiunge Milano, la sensazione che ha provato nel vederla è stata
illuminante, ‘una rinascita’. Ben presto però la nostalgia del
Bassomondo si è fatta sentire, e il nostro eroe si trova a pensare a
come ritornare indietro, un giorno. Bassomondo è una realtà, una
dimensione diversa dalla nostra, dal nostro mondo, più disperata e più
cruda. Sembra rappresentare lo stadio che precede la vita vera, il
momento in cui le persone prima di nascere si formano nel loro essere,
nei loro gusti e nelle loro predisposizioni, è la loro eredità genetica