Recensioni / De Fusco: "Così il Plart ha nobilitato la plastica"

Al via, oggi, il Festival internazionale del design promosso dalla Fondazione Plart che entra nel vivo della sua prima tappa (le prossime a marzo e maggio 2015): tre giorni d'incontri, conversazioni, performance di danza e musica, e il lancio di un concorso internazionale di idee per architetti e designer invitati a riflettere su due brani urbani diNapoli. Affidato alla direzione artistica di Marco Petroni, il Festival intende sviluppare una piattaforma operativa attraverso la quale declinare nuove prospettive di relazione fra tradizione e innovazione in seno alla green economy. Si comincia al Museo Madre (ore 11), con il progetto interattivo Phenomenal a cura di Giovanni Irmella e Agata Jaworsk; e al Plart (ore 17.30) con Chiara Alessi, autrice di «Dopo gli anni zero. Il nuovo design italiano». Domani (Plart, ore 17.30) incontro con Marco Sammicheli, critico e curatore di «Abitare», tra i contributor invitati da Rem Koolhaas alla XIV Biennale architettura di Venezia. Ancora due gli appuntamenti di sabato, terzo eultimo giorno dellamanifestazione: Accademia di Belle Arti diNapoli (ore 11.30), performance artistica «Vita e morte e fiori» ideata, per la coreografia di Atsushi Takenouchi, da Sonia Biacchi cui si devono anche l'interpretazione e i costumi in materiali assolutamente inediti (tele da surf, stecche di balena sintetiche, polistirolo, tessuto per vele, fibra di vetro); e di nuovo al Plart (ore 17.30) per la chiusura conlo storico dell'architettura e del design Renato De Fusco, professore emerito dell'Università di Napoli che presenta «Fondazione Plart, plastica, arte, artigianato e design» (edizioni Quodlibet), il nuovo saggio di cui è autore.

Professore, come nasce l'idea di questo suo nuovo libro?

«Tutto riconduce alla collezione di Maria Pia Incutti che con il marito Salvatore Paliotto hanno raccolto ovunque, in tutta Europa, tra gallerie e mercatini, oggetti di plastica di ogni genere. Ebbero a suo tempo l'intuito di capire che questa materia di sintesi avrebbe avuto un suo sviluppo e un suo ruolo culturale. Di questa raccolta fu fatta anche una mostra aVilla Pignatelli che metteva in luce il valore che certi oggetti, sia pure nella loro semplicità, avevano assunto nel nostro quotidiano. Nel tempo, poi, è nato prima il Plart, museo dell'arte e della plastica per offrire una rassegna di tutti i materialiraccoltiin collezione, quindi la Fondazione che ha varie funzioni; tra queste, una funzione didattica oltre che come centro di ricerca e scuola per il restauro delle materie plastiche».

Quali sono i contenuti del suo lavoro?


«Oggetto principale di questo libro è la Fondazione Plart che comprende un museo, un centro di ricerca e di restauro, un'organizzazione didattica, una struttura espositiva per la promozione artistica delle materie plastiche, con sede a Napoli in un palazzo nobiliare di via Martucci n. 48. Nel volume illustro argomenti di carattere generale, come la storia delle materie plastiche e la loro relazione con l'arte, l'artigianato e il design, oltre che la storia della fondazione e la sua funzione. Il tutto alla luce di certe mie concezioni teoriche e metodologiche sul design in generale
e la plastica in particolare».

Le parla di teoria del "trifoglio" e del "quadrifoglio", di che si tratta?


«Nella prima prendo in considerazione la quantità, la qualità e il basso prezzo, i tre principali elementi che l'industria di settore punta a conciliare; la grande impresa che ha saputo realizzare questo concetto è l'lkea. Quanto al quadrifoglio, è mia idea che sul design si sono tentate varie definizioni ma quella che meglio di ogni altro lo descrive è la teoria che ne definisce i 4 gli elementi: il progetto, la produzione, la vendita e il consumo. Una riflessione che ha trovato ampia accoglienza tra gli studiosi perché fotografa la situazione. Tra gli altri temi, anche quello ecologico, giacchè la plastica è per sua natura usa e getta ma anche altamente inquinante. E il concetto di "artidesign" che non separa il design dall'artigianato».

Qual è, secondo lei, il ruolo del Plart a Napoli?


«Fondamentale, in città non ci sono altre realtà del genere. E in Italia, a parte il Nobel a Giulio Natta, dal punto di vista scientifico, il discorso sulle plastiche è meno sviluppato che altrove. Il Plart resta una realtà unica nel suo genere».