Recensioni / Filastrocca per tre topi e tre nipoti

NATO DAL DIVERTIMENTO, dal gioco, dal piacere grafico e calligrafico di comporre un quaderno pieno di disegni e scherzi linguistici da destinare alle due nipotine Barbara e Alice, Tre per un topo è il prototipo di tutti i libri per bambini pubblicati da Toti Scialoja. Per oltre quarant'anni è rimasto in un cassetto e ora viene pubblicato, in copia anastatica da Quodlibet, per il centenario della nascita dell'autore. Vi ritroviamo la stessa cura di Amato topino caro, La zanzara senza zeta o Ghiro ghiro tonto, l'offrire cioè un dono che abbia il pregio della follia e della insensatezza della parola, disegnando un mondo abitato da animali che hanno tutta la balordaggine e la sventatezza degli uomini migliori. Nel frontespizio, l'autore ricorda come queste sessantasette poesie con animali, le abbia cominciate a comporre nel '61 per James Demby, il primo nipote; col tempo sono state arricchite e raccolte a uso delle nipoti, ancora piccole il 25 agosto 1969 quando questo libro viene loro consegnato. Tre per un topo fu pensato subito come un testo da pubblicare e confluì, con variazioni, in Amato topino caro (Bompiani, 1971). Toti Scialoja era solito leggere queste filastrocche agli amici che andavano a trovarlo, e sotto la sua guida – era stato anche scenografo e librettista – le nipoti le recitavano nel suo salotto. Qui c'è tutto il futuro Scialoja: incontriamo già la zanzara di Zanzibar che va a zonzo ed entra in un bar, la luna piena a Siena che illumina una iena, l'allodola che si loda, il t'amo pio bue anzi ne amo due; ma in più c'è il divertimento calligrafico in scritture elegantissime in corsivo o stampatello, e il gioco tipografico di distribuzione delle parole e dei versi lungo i bordi delle pagine o in diagonale o in cerchio. L'osservazione permette di ricondurre il segno che Scialoja utilizzerà a quello di Andy Warhol illustratore, pre-pop, quando è ancora un designer pubblicitario.

Insieme, c'è una maggiore presenza di elementi caricaturali, comici o grotteschi, che in parte si perderanno per una maggiore uniformità stilistica.  L'indugiare nel piacere della libertà inventiva è evidente pure sul piano linguistico: sapendo che i testi erano letti dalla consorte Gabriella, si rivolgevano al nipotino ma anche alla lettrice, sollecitandone richiami, rinvii colti, allusioni erotiche deformate nello scherzo. Tanto che capiamo la doppia radice dei suoi libri, adeguati all'immaginazione di un bambino e anche all'esigenza di un adulto.