Recensioni / Addio Prussia vado ai tropici

Quando nel 1796 rimane orfano, il barone Alexander von Humboldt ha appena vent’anni ma nella sua mente è già scolpito un progetto preciso. Non emulerà il fratello maggiore Wilhelm, filosofo e futuro ministro del re di Prussia: meglio dimettersi dalla carica di funzionario e investire tutta l’eredità materna nel viaggio dei viaggi. Un’impresa che inizia il 5 giugno 1799 a La Corufia e termina cinque anni più tardi, dopo aver esplorato in lungo e in largo i Tropici, dall’Orinoco alla selva amazzonica a Cuba. Tornato in Europa, si trasferisce a Parigi, dove tra il ’14 e il ’25 pubblica la Relation Historique. Sa che il peccato capitale di qualsiasi libro di viaggio è «infastidire il lettore con la monotona espressione della sua ammirazione», ma il suo sguardo è troppo sensibile e il suo stile troppo controllato per cadere vittima di questo rischio. La pregevole antologia curata da Franco Farinelli e illustrata da Stefano Arienti presenta un testo inclassificabile, appassionante e a suo modo politico. La vera ambizione di Humboldt, infatti, altro non è che rendere scientifica e funzionale la cultura estetica e contemplativa della borghesia tedesca.