Recensioni / «Antologia privata» Narrativa e critica Il top di Manganelli scelto da lui stesso

Gli editori non hanno dimenticato Manganelli. Oltre ad Adelphi, ora anche Quodlibet ristampa una collezione di testi del grande scrittore milanese, composta da lui stesso nel 1989 per Rizzoli, giusto un anno prima di morire. Il volume si intitola Antologia privata (pp. 272, euro 16,50) e sarebbe buffo definirlo un testamento considerando le sue proverbiali ironia e dotta leggerezza.
L'anziano Manganelli aveva selezionato brani dai suoi libri principali, da Hilarotragoedia a La letteratura come menzogna. Ma anche da altri più tardi, per esempio Improvvisi per macchina da scrivere, esso stesso dell'89, e Salons, che risale a due anni prima. Non mancano poi i risvolti di copertina, che scriveva di persona, delle sue opere e soprattutto alcuni straordinari pezzi giornalistici sul Corriere della Sera. Questo personaggio eclettico, noto pigmalione e grande amore della poetessa Alda Merini, è stato uno scrittore prolifico, anglista, traduttore, autore televisivo, saggista, critico letterario, nonché un grande giornalista culturale. Attraversiamo così con lui «la gioia teoretica» che provava leggendo le Operette morali di Leopardi, scopriamo «il fragore della mente inquieta» di Pontormo; resistiamo alla tentazione di recensire la Divina Commedia. Insomma: un bel ripasso di cultura italiana con tanto sale in zucca e il sorriso sulle labbra.