Recensioni / Un consiglio inutile: non mangiate l'albero di Natale

Ho comprato un deodorante per gorgonzola. È utilissimo per scacciare i pipistrelli, insieme a una forchetta da olive taggiasche. Lo consiglio a tutti.
La vita è disseminata d’interessanti scoperte. Ad esempio, ho saggiato la sensibilità alla luce delle spigole al cartoccio. La migliore cottura si ottiene durante un’eclissi totale di sole, fenomeno che si verifica quando Sole, Luna e Terra si trovano perfettamente allineati. In Italia, questo avviene ogni sessant’anni. Per evitare di attendere tanto, ognuno potrà procurarsi senza sforzo un’eclissi domestica, ritagliando la lastra di una vecchia frattura al malleolo e incollandola sul vetro della cucina. Provateci.
Negli ultimi anni hanno brevettato posate di seta, ventilatori da piatto, rubinetti portatili e ombrellini per sandali. Con scarso successo. Perché in pochi, finora, hanno avuto l’ardire di capire che «eleggere l’inutilità a ruolo distintivo dell’uomo evoluto sarà sicuramente la prospettiva nuova di un diverso e meno inquinante uso della civiltà». Luigi Bonardi, pseudonimo di Luigi Malerba, l’aveva capito prima di tutti. Anche prima di me. Mi scuserà se ho tentato, indegnamente, di seguirne la scia.
In una società come la nostra, pressoché nessuno disprezza l’utilità. Eppure è prevedibile, noiosa, invadente. In circostanze diverse, ipotizziamo, Forrest Gump avrebbe ottenuto il Nobel per il suo allevamento di gamberi e Steve Jobs avrebbe trovato più intrigante la coltivazione biologica delle mele in Val Venosta. Solo Malerba, il geniale maestro del paradosso, l’ha intuito. Che esiste un modo stravagante di vedere le cose. E che è di gran lunga più sorprendente.
Ci sono voluti secoli di azzeccagarbugli e decine di manuali di bricolage per arrivare a ‘Consigli inutili’. Il tanto atteso riconoscimento del primato dell’inutilità. Pubblicato postumo per la casa editrice Quodlibet, il libro è stato presentato lo scorso mese di dicembre in occasione della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria ‘Più libri, più liberi’, alla presenza di Paolo Mauri, Gabriele Pedullà e lo scrittore Ugo Cornia. «Era un libro comunque già pronto», rivela la figlia Giovanna Bonardi. «I consigli inutili contenuti in questo libretto sono un primo timido tentativo di sfuggire ai condizionamenti della necessità e di ritagliare una superficie dignitosa alla logica renitente dell’ottimismo totalmente ingiustificato che solo l’ideologia del superfluo ci può procurare», scrive lo stesso Malerba nella prefazione. Un libro che finalmente rende merito ai farnientisti professionisti, agli sventolatori di foglie di palma e gli addormentatori di bradipi. Era ora.

Paolo Mauri, giornalista, critico letterario e autore della monografia su Luigi Malerba, così si è espresso durante la presentazione del libro: «A Luigi Malerba piacevano molto i paradossi. Questo libro ne è pieno. La letteratura è il luogo adatto per dare consigli, soprattutto consigli inutili. La parola “inutili” deve essere messa tra virgolette, perché c’è sempre il tentativo di dire qualche cosa in più. Il consiglio inutile può anche essere utilissimo. Per esempio, c’è il consiglio sull’uso dei giornali. Malerba comincia dicendo che quando era un ragazzo, i giornali si mettevano sullo stomaco, per difendersi dal freddo. I contadini usavano i giornali come una specie di rudimentale carta igienica, a pezzettini. I giornali si possono usare in tanti modi. Per avvolgere cibi, anche per lavare i vetri. Forse l’unica cosa per cui non servono, è quella di dare le notizie».
Quello di Luigi Malerba è un mondo che va osservato a fondo, nei suoi dettagli «bizzarri e contraddittori». Soffermarsi, ad esempio, a osservare e formiche. Non precludersi la possibilità di partecipare alla loro vita sociale stando comodamente seduti in poltrona, attirandole in casa con un comune stratagemma: una sogliola alla mugnaia. Decidere di stare nella vita come ci stava Malerba significa accorgersi che gli antiquari, che considerano antichi gli oggetti del Cinquecento o del Seicento, minimizzano con astuzia il valore di una semplice pietra modellata dalla natura, vecchia di ben cinquecento milioni di anni. «Direi che se qualcuno di voi, per caso, non conosce Luigi Malerba», prosegue Mauri, «potrebbe essere un libro che fa da introduzione al suo modo di guardare la realtà quotidiana. Vedere che cosa succede quando il mondo si guarda da un’angolazione inedita, come se ci mettessimo a rovescio». Potrebbe sempre verificarsi il caso di qualcuno che confonde l’albero di Natale con l’uovo di Pasqua, e malauguratamente tenti di mangiare l’uno al posto dell’altro. «Per quanto le scorie siano raccomandate dalla moderna dietetica», scrive Malerba, si finisce all’ospedale. Quindi, attenzione.

Gabriele Pedullà, scrittore, critico e docente di Letteratura italiana contemporanea dell’università ‘Roma Tre’, pensando a Malerba in sede di presentazione del libro, coglie un interessante paragone con lo scrittore Julio Cortázar. Di quest’ultimo, legge un passo tratto da ‘Storie di cronopios e di fama’: «Per combattere il pragmatismo e l’orribile tendenza al conseguimento di fini utili, mio cugino il più vecchio sostiene che il metodo più acconcio sia quello di strapparsi un bel capello dal capo, fargli un nodo nel mezzo e lasciarlo cadere dolcemente nel buco del lavandino». Ecco come passare il resto della vita senza perseguire un fine utile: trascorrere gli anni nelle fogne a cercare di ritrovare esattamente quel capello. Figuratevi la gioia se si riesce a rintracciarlo. Pedullà commenta: «Vi ho letto queste righe per l’affinità con lo sguardo sbilenco, umoristico di Gigi, che ci fa vedere il mondo in una prospettiva diversa».
«Dietro questi racconti godibilissimi e divertentissimi», continua Pedullà, «c’è una grande serietà, un attacco al modo in cui l’occidente ha pensato i rapporti fra causa ed effetto». Assistiamo ad un attesissimo derby: Malerba-Aristotele 1-0. Causa vs effetto. La figlia dello scrittore rivela un aneddoto del padre: «Quando tornò dal suo viaggio in Cina, ci raccontava con grande entusiasmo il fatto che in Cina, non avendo avuto Aristotele, ci sono dei negozi divisi per tema, non per causa-effetto. Per esempio, c’è il negozio della luce, dove si vendono gli accendini, i fiammiferi, le lampade, i paralumi, le lampadine e le candele. Per lui, questo era un segno di grandissima fantasia e libertà».
Aristotele distingueva il mondo in sostanze e accidenti. Le sostanze sono regolari. Non cambiano, sono universali. Gli accidenti, invece, non hanno una causa. Prosegue Pedullà: «Quello che ha cercato di fare Malerba è una scienza esclusivamente degli accidenti, cioè di quelle cose che sembrerebbero non avere una legge. Non hanno regolarità, importanza. Eppure è necessario parlarne. Tutto ciò che è piccolo, apparentemente trascurabile, che però ci consente di accedere in maniera diversa al nostro mondo». Basta liberarsi del rapporto tra causa ed effetto. Questo suggerisce Malerba: guardare il mondo con lo stupore di colui che vede la polvere e non si domanda da dove viene. Discutere sul diverso sapore tra le gambe destre e sinistre dei polli; dimezzare il tempo di lettura leggendo solo le pagine pari o quelle dispari; prendere degli oggetti che comunemente ricolleghiamo a una funzionalità pratica e proporne un altro uso. Come il treno, ad esempio. Scrive: «È ormai provato che il treno non serve per rompere il guscio delle noci, delle mandorle, delle nocciole». Eppure, la ricerca ha ancora ampi margini di miglioramento. Infatti, «non si sa quale risultato si otterrebbe mettendo un dito sul binario. Nessuno finora ha voluto fare la prova».
Si spiega così anche l’inserimento di una stravagante appendice del libro, occupata da otto ‘Biografie Immaginarie’. Sembrano vite di uomini illustri, esistiti a tutti gli effetti. Come quella di un tale Aulo Porfirio Credenzio, a suo dire, l’inventore della polvere. Pedullà commenta: «Queste biografie immaginarie hanno una dimensione satirica, sono personaggi che si occupano di cose inutili e dedicano le loro vite intellettuali a cercare di svuotare l’oceano con un cucchiaino». Ecco gli eroi che non si conoscono. «Queste biografie sono un risarcimento a quelli che hanno coltivato delle scienze futili», aggiunge Paolo Mauri.

La moglie dello scrittore, Anna Malerba, racconta che il marito era affascinato dai quadri che recavano la scritta “ritratto d’ignoto”. Svela come si proponesse di scriverne la storia. Luigi Malerba era il solo che potesse restituire dignità a quegli ignoti dalla vita inutile, deprecabile, insignificante. Per lo meno, apparentemente. «Ma papà ti ha mai dato consigli inutili?», domanda la signora Malerba alla figlia. Lei risponde: «Mai inutili. Paradossi sì. Confusione. Ci proponeva delle cose molto problematiche, come la tipica macchina con quattro ruote che va alla metà delle velocità della macchina con otto ruote». Ecco l’inconfondibile papà Malerba.
Un ultimo consiglio, questa volta utilissimo: leggete questo libro. Vi divertirete.