Recensioni / Inside-Out

Il ruolo svolto da Eisenman nell'architettura dell'ultimo trentennio è stato cruciale. Affermazione che trova oggi una più agevole possibilità di confronto grazie a Quodlibet che pubblica in italiano la raccolta degli scritti, dal 1963 (anno della tesi di dottorato discussa a Cambridge) al 1988. Inside-Out è il titolo che la traduzione italiana mantiene. L'espressione può essere intesa alla lettera, come "alla rovescia". Alla rovescia di un'architettura umanistica e classica. O di un'architettura ipersemplificata che intreccia banalmente forma e funzione. O ancora che pone al suo centro il luogo, i sistemi costruttivi. Quello di Eisenman è un ribaltamento cognitivo, in cui il pensiero teorico prevale sulla pratica professionale: nel 1967 fonda a New York l'Institut for Architectural and Urban Studies che pubblicherà la rivista "Oppositions", attenta a una discussione teorica dalla quale sono tratti alcuni saggi tra i più belli di questa raccolta: quelli su Alison e Peter Smithson (Da Golden Lane al Robin Hood Gardens, 1973) e su James Stirling (Reale e inglese, 1974), e quello sul Post-funzionalismo (1976). Nell'introduzione l'architetto americano chiarisce la propria posizione utilizzando la nozione di "interiorità dell'architettura", angolazione che permette di esplorare la "condizione discorsiva interna". Chiari i riferimenti foucaultiani (la querelle con Maurice Blanchot su storia interna o esterna, l'uso stesso della nozione di formazione discorsiva). Quella di Eisenman è una delle versioni più nette dello strutturalismo in architettura: che altro è interpretare quest'ultima come pura forma, priva di ogni altro significato che non derivi dalle sue relazioni interne? O l'assunzione del paradigma linguistico che la reinterpreta come sistema (debole) di segni? È anche in rapporto alla nuova attenzione per quel lontano approccio, che è interessante scorrere le pagine di questa importante raccolta.