Si può combattere rispettando l’esempio di Cristo? La storia dice di sì,
la vulgata contemporanea lo nega. L’ignoranza delle cose cattoliche
appiattisce la Chiesa su un ridicolo pacifismo. Perciò quando Papa
Bergoglio ha dichiarato che è lecito fermare i terroristi islamici senza
menzionare la guerra, pochi hanno fatto dei distinguo. Invece il
filosofo Massimo Cacciari era intervenuto su La Repubblica: “Francesco
per la prima volta abbandona l’idea cattolica di ‘guerra giusta’, si
tratta di una svolta radicale”, ricordando il posto d’onore riservato al
“bellum iustum” nella teologia politica. Una necessità discussa fin dal
medioevo.
Prendiamo Francisco Suàrez (1548-1617), il massimo teologo della
Compagnia di Gesù, un padre del diritto internazionale. Con lungimiranza
Quodlibet ha stampato Sulla guerra (a cura di Aldo Andrea Cassi, pp.
148, euro 22), tradizionalmente noto come Disputatio De Bello. Un
fondamentale che fa piazza pulita dello sciocchezzaio contemporaneo:
entro una precisa cornice logica Santa Romana Chiesa legittima la
guerra. Le direttive le dà San Tommaso d’Aquino: la guerra è lecita se
indetta da un’autorità legittima, fondata su una giusta causa ed è mossa
da una retta intenzione.
All’alba della modernità Francisco Suàrez imbriglia le ambizioni degli
stati nazionali: non si combatte animatiFrancisco-Suarez dalla volontà
di potenza. E dopo dotto disquisire chiarisce che l’aggressione armata è
un atto di carità cristiana, se c’è da salvare degli innocenti. In
altre parole, la guerra umanitaria è stata inventata cinquecento anni fa
da un cattolico spagnolo. Qualcuno direbbe che anche per questo non
possiamo dirci non cristiani. Gli ignoranti preferiscono dimenticarlo e
tolgono il crocifisso dalle aule scolastiche. Resta da vedere se Massimo
Cacciari ha ragione e il ricorso del Papa alla benedizione laica
dell’Onu è una cessione definitiva di sovranità spirituale.