Recensioni / Le allegre tenebre di Toti Scialoja

Uno studio della ricercatrice Eloisa Morra fa emergere lati ancora inesplorati del poeta del nonsense Toti Scialoja, nonché dei rapporti con gli autori a lui contemporanei, in particolare Italo Calvino.

«Quando la talpa vuol ballare il tango
il salone si svuota, ed io rimango.»

Toti Scialoja, Quando la talpa vuol ballare il tango

«A me pare che l’invenzione linguistica di Scialoja sia uno dei fatti più singolari della letteratura italiana di questi anni. È molto raro nella nostra poesia uno spostamento, così violento, così insieme schernevole e serio, verso il puro piacere della commistione sonora, direi dell’incesto sonoro tra le parole. In questo Scialoja mi sembra veramente un maestro.»

Giorgio Manganelli

Quando ballai il primo tango con la talpa di Toti Scialoja avevo pochi anni. Mi interrogavo su come una zanzara potesse essere senza zeta, e più mi accigliavo più il paradosso si avviluppava a me: era una sensazione di grande libertà riuscire ad accogliere versi come “L’ippopota disse: «Mo/nella mota ho il mio popò!»” e che “Fuori Farfa le farfalle/vanno in folla a far follie”. Ancora oggi non c’è viaggio a Orvieto durante il quale non mi ripeta mentalmente  “Ho visto un corvo sorvolare Orvieto./Volava assorto, né triste né lieto” e non c’è ombrello capovolto che non mi evochi “Pipistrello, ti par bello/far pipì dentro l’ombrello?”.

Queste – e molte altre – poesie nonsense affiorano nella mia mente più come musica che come parole: ecco una delle grandi meraviglie che la scrittura di Toti Scialoja porta con sé; il suono delle lettere, le sillabe che si ascoltano e il ricordo che si fa melodia. Se la ricerca nel campo delle neuroscienze (lo leggevo qui) ha confermato che il cervello si comporta in maniera simile durante l’ascolto di un brano musicale e durante un suo ricordo, o pensiero o allucinazione sonora, beh, credo che qualcosa di analogo a me capiti con le rime del poeta: attraversano il mio pensiero nei momenti più imprevisti, e mi regalano sorrisi anche a libro chiuso.

Con tali presupposti non potevo che accogliere festosa Un allegro fischiettare nelle tenebre – Ritratto di Toti Scialoja uscito per «Quodlibet Studio» di Eloisa Morra, giovane Ph.D. candidate in Letteratura Italiana alla Harvard University, che all’artista ha dedicato anni di lettura, studio e analisi. Scrittore, poeta e pittore, Toti Scialoja vanta numerosi ammiratori: Calvino, Manganelli, Porta, Raboni, Arbasino; nonostante questo la sua opera era ancora circondata da zone d’ombra, elementi che richiedevano di essere scoperti. Ed Eloisa Morra ha deciso di affrontare l’impresa, portata a termine ottimamente: Un allegro fischiettare nelle tenebre è un testo  ricco, completo, anche avventuroso.

L’autrice s’interroga sui rapporti tra le vocazioni di Scialoja e in queste pagine formula – come dice lei stessa – uno dei possibili tentativi di mettere le risposte in sequenza, di dar loro un intreccio seguendo la formula di Barthes della “biografia disorientata”. Ed è davvero piacevole perdersi e ritrovarsi tra versi e figure: si entra in punta di piedi nella vita di Toti bambino, il clima familiare, le prime letture e i simposi immaginari. Poi si avanza lungo gli incontri importanti, le amicizie e le scoperte intellettuali: dal «Corriere dei piccoli» a Stevenson, dall’«Enciclopedia dei ragazzi» a Carroll. Poi lo sguardo si concentra sulla pittura, alla quale Scialoja approderà a seguito di una delusione giovanile per la poesia.

C’è anche un altro filo rosso che Eloisa Morra fa affiorare in questo libro: quello di un possibile rapporto tra Italo Calvino e Toti Scialoja, forse compagni d’avventura, certamente entrambi amanti di trame filiformi, svezzati dalle opere di Rubino sul «Corriere dei piccoli». Gli ultimi capitoli del volume sono dedicati proprio ai miei amati versi nonsense, al percorso, quasi tracciato dal caso, che ha portato Scialoja verso la poesia per bambini (e non solo) e alla pubblicazione negli anni Settanta dei suoi volumetti illustrati. In queste 240 pagine troverete anche un interessante repertorio iconografico che spazia dalle fotografie del poeta a disegni e illustrazioni, elementi fondamentali dell’universo-Scialoja. Infatti è così che l’autrice ci saluta a conclusione della Premessa: «Le pagine di Scialoja le guardiamo, prima di leggerle, e anche dopo averle lette; speriamo che lo stesso piacere sia riservato a tutti i visitatori e spettatori della sua opera.»